Marie Curie, una vita

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Nella Polonia dei secolo XIX il nome Maria era strettamente legato, almeno quanto la religione cattolica, alla causa nazionale. Gli uomini dell’antica cavalleria polacca, che a giudicare dal piumaggio che ne ornava le uniformi, parevano doversi librare in volo da un momento all’altro, portavano sulla corazza un medaglione con l’effigie della Vergine. Si diceva inoltre che Maria in persona, la Vergine Nera di Czestochowa, fosse intervenuta in soccorso della Polonia nel 1655, respingendo gli invasori svedesi: apparve sulla cima dei bastioni, incarnazione dell’icona dal volto nero a cui veniva tributata tanta venerazione, «avvolta in un manto rilucente ( … ) caricando il cannone e respingendo i proiettili nella direzione da cui provenivano». Così, sebbene Wladystaw Sidodowski non fosse credente, fu del tutto naturale per lui e per la moglie Bronistawa, donna dalla quieta religiosità, scegliere il nome Maria Salomea per la loro quinta e ultima figlia. Per gli Sklodowski, entrambi zelanti patrioti, Maria non era semplicemente la Santa Vergine ma, come osservava lo stesso Wladystaw, ella era «la patrona ( … ) della nostra terra»…

Marie Curie nasce il 7 novembre 1867 nei pressi dell’antico centro di Varsavia. Tre anni prima la sua famiglia è testimone diretta della devastante sconfitta dell’insurrezione di gennaio, il secondo maggior tentativo, nel corso dei secolo, di rovesciare il governo di occupazione degli Zar di Russia. Dopo la rivolta, decine di migliaia di polacchi, tra cui alcuni degli intelletti più brillanti, vennero incatenati e deportati in Siberia dalle truppe zariste: i più ovviamente non fecero ritomo.
Nei cinquant’anni successivi, gli agenti dello Zar in Polonia procederanno a una sistematica “russificazione” per rimuovere qualsiasi traccia della coscienza polacca nell’istruzione, nel governo, nella vita intellettuale e religiosa. I genitori di Marie Curie (che avevano idee piuttosto avanzate per l’epoca), per il resto della loro vita, si impegnarono, come insegnanti e come genitori, a tener vivo lo spirito nazionale polacco (malgrado tre secoli prima, la Polonia fosse stata per un certo periodo la più grande nazione europea. “In seguito, il Sejm polacco costituì un primo modello di parlamento e la costituzione del 1791 fu la prima a essere promulgata in Europa. Essa tuttavia non bastò a impedire la paralisi politica della nazione; così, nell’ultimo decennio del secolo XVIII, i monarchi di Austria, Russia e Prussia, approfittando della debolezza della Polonia, se ne spartirono i territori smembrandola in tre province. Nei centoventi anni che seguirono, la nazione polacca cessò di esistere come entità geografica:  «Il nome Polonia – scriveva nel 1885 il viaggiatore danese George Brandes – è assente dalle mappe d’Europa (…) La libertà e il benessere dei suoi figli e figlie sono nelle mani di governanti stranieri»”).
Da molti punti di vista, gli effetti dell’insurrezione di gennaio ebbero un peso concreto nella vita di Maria, così come l’avevano avuto nella vita dei suoi genitori…

Grazie a documenti inediti e a un diario privato da poco reso disponibile, Susan Quinn ci racconta la storia umana e professionale di Marie Curie, donna straordinaria che ha avuto un’enorme influenza nello sviluppo della fisica nucleare e della scienza.
Scorrevole e di facile lettura, Marie Curie, una vita è un libro ricco e brillante di grande profondità emotiva che colpisce per la sorprendente attualità.

Susan Quinn, Marie Curie, una vita, traduzione di Stefano Ravaioli, Bollati Boringhieri, 2013.

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Marco Crestani

"In una poesia o in un racconto si possono descrivere cose e oggetti comuni usando un linguaggio comune ma preciso, e dotare questi oggetti - una sedia, le tendine di una finestra, una forchetta, un sasso, un orecchino - di un potere immenso, addirittura sbalorditivo. Si può scrivere una riga di dialogo apparentemente innocuo e far sì che provochi al lettore un brivido lungo la schiena… Questo è il tipo di scrittura che mi interessa più di ogni altra. Non sopporto cose scritte in maniera sciatta e confusa…"(Raymond Carver)
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