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Rapsodia irachena

   Tempo di lettura: 1 minuto

Sinan Antoon è nato in Iraq da madre americana e padre iracheno. Ha lasciato Bagdad nel 1991 dopo la guerra del Golfo Persico e attualmente insegna letteratura araba alla New York University. Le sue poesie e i suoi saggi sono stati ampiamente pubblicati in arabo e inglese. E’ il traduttore del poeta palestinese Mahmoud Darwish, uno dei più rappresentativi poeti palestinesi del nostro tempo.
Nel suo romanzo Rapsodia irachena (edito in Italia dalla Feltrinelli) evoca una Baghdad crudele con sfumature orwelliane offrendo uno sguardo bruciante sulla vita ai tempi del regime di Saddam Hussein.

In meno di cento di pagine, Antoon riesce a fare un ritratto molto efficace della vita nell’Iraq di Saddam colpendo le giuste corde e impressionando per spessore letterario e stile di scrittura.

Racconta che nell’agosto del 1989, in un inventario del quartier generale di sicurezza situato nel centro di Baghdad, viene trovato un manoscritto scritto da un certo Furat, uno studente aspirante poeta imprigionato dal regime iracheno per aver ridicolizzato Saddam Hussein.

Antoon rivela l’esperienza privata del giovane Furat (spostandosi dalla vita carceraria ai ricordi dell’adolescenza, fino alle sue spaventose allucinazioni), ma anche la terribile storia pubblica del generoso e sensibile popolo iracheno. Dimostrando, attraverso questa brillante denuncia di memoria e incubo, che l’umanità può davvero trionfare su brutalità e oppressione.

Sinan Antoon, Rapsodia irachena, traduzione di Ramona Ciucani, Feltrinelli (collana I narratori), 2010.

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