Tempo di lettura: 2 minuti

Richie Stowe ha dodici anni e soffre molto per il divorzio dei suoi genitori. Cerca di dare un senso a quest’evento e alle sue conseguenze, ma è dura accettarlo.
Pensa a quanto era difficile quando assisteva alle litigate dei suoi e li vedeva uno di fronte all’altro, le braccia piegate sui fianchi, i pugni serrati. Li osservava spesso mentre gridavano e sembravano sul punto di colpirsi, ma poi il colpo non partiva mai.

Richie pensa anche a quando se ne rimaneva fermo e terrorizzato sulle scale di casa, con le dita e con il palmo della mano a stringere la ringhiera con rabbia e dolore.
Per lui la famiglia è il centro del mondo e ora sembra che questo mondo stia per sgretolarsi davanti ai suoi occhi…

Voci dalla luna è un racconto poetico di un lirismo struggente che in certi passaggi rasenta il sentimentalismo. Una sonata di voci che domandano e rispondono, soprattutto una storia di tenerezza incentrata sulla famiglia, sui sentimenti e sul cattolicesimo, ma anche sul peccato, sulla redenzione e sul perdono.

Un libro da leggere tutto d’un fiato nella splendida edizione di Mattioli 1885 con la traduzione di Nicola Manuppelli.

Andre Dubus (1936-1999) è stato definito uno dei migliori scrittori americani di short stories del ventesimo secolo, una delle figure più interessanti della scena letteraria contemporanea. “Amo le storie brevi, perché credo siano il nostro modo di vivere”, scrisse una volta Dubus. “Certe storie sono quello che i nostri amici ci dicono del loro dolore e della loro gioia, della loro passione e della loro rabbia, del loro desiderio e del loro grido contro l’ingiustizia”.

Andre Dubus, Voci dalla luna, 2011, 136 p., brossura, traduttore Nicola Manuppelli, Mattioli 1885 (collana Experience. Frontiere).

BookAvenue Newsletter

Hey, ciao 👋
Piacere di conoscerti.

La nostra newsletter arriva ogni mese. Iscriviti! Niente pubblicità e promettiamo di non abusarne.

Non inviamo spam! Leggi la nostra Informativa sulla privacy per avere maggiori informazioni.

Marco Crestani

"In una poesia o in un racconto si possono descrivere cose e oggetti comuni usando un linguaggio comune ma preciso, e dotare questi oggetti - una sedia, le tendine di una finestra, una forchetta, un sasso, un orecchino - di un potere immenso, addirittura sbalorditivo. Si può scrivere una riga di dialogo apparentemente innocuo e far sì che provochi al lettore un brivido lungo la schiena… Questo è il tipo di scrittura che mi interessa più di ogni altra. Non sopporto cose scritte in maniera sciatta e confusa…"(Raymond Carver)
http://libereditor.wordpress.com/

Articoli consigliati