Nicola ha sviluppato una buona organizzazione della propria personalità ed è quindi in grado di sostenere ed esprimere la sua nostalgia. Per questo il suo punto di vista è descritto in modo arguto, pacato, spesso divertente, ma mai artificiosamente ingenuo.
Leggendo si capisce come le più grandi conquiste sono delle piccole vittorie. A volte non ci crediamo, non pensiamo sia possibile e, quando arrivano, sono inaspettate. Ci trovano impreparati e hanno il sapore di quella semplice felicità che di solito si trova solo nello sguardo di un bambino.
In questo romanzo di Francesco Savio tutto si muove lento e leggero. Con una levità fatta di frasi brevi, scelte con cura, che si susseguono con ritmo cadenzato e denotano costante e laboriosa ricerca formale.
Lo scrittore bresciano sembra aver seguito i consigli di Cechov. Soprattutto l’elogio della leggerezza. «Potete piangere o gemere sopra un racconto, potete soffrire insieme ai vostri personaggi, ma ritengo che bisogna fare in modo che il lettore non se ne accorga».
Il suo è un modo di raccontare a prima vista facile, per lui le parole sono una fortunata opportunità e vanno modellate con attenzione, senza inganni o maquillage di cattivo gusto.
Il tono è affabulatorio, confidenziale e ricco di immagini che elettrizzano l’emotività e, allo stesso tempo, suscitano stupore.
Con voce disincantata, diretta, Nicola racconta, un mondo di esperienze e sentimenti unici. Immagina il suo rapporto col padre e sogna di diventare un campione di ciclismo.
Ricorda con immediatezza e sincerità i pomeriggi passati in casa a far compagnia al padre malato, quando guardava alla televisione i campionati del mondo di ciclismo e cominciava ad amare questo sport che così tanto piaceva a papà Guerrino. Si stupiva allora che il campione del mondo con quella strana maglia bianca a cinque bande colorate dava il meglio di sé solo in quella singola gara di Settembre e poi spesso, durante l’anno, vivacchiava di prestazioni discontinue.
Il ciclismo, tuttavia, è uno sport che sa regalare soddisfazioni nei momenti più impensabili e il Giro d’Italia è una gara a tappe di grande interesse popolare, una competizione unica, diversa da tutte le altre. Come scrive Gian Luca Favetto “il Giro è mito, è storia e geografia, è polvere e asfalto, è neve, pioggia, vento, grandine, sole, è miss e sorrisi, è radio, televisione e giornali, è campioni e gregari, maglie rosa e maglie nere”.
Guerrino e Nicola il Giro lo seguivano eccome e il bambino addirittura sognava addirittura di vincerlo con la sua bicicletta. Desiderava a più non posso anche la maglia numero 10 di Platini e di giocare un giorno nella sua Juve.
Attraverso la fantasia, Nicola impara a dare un senso al mondo che lo circonda, ma non solo.
Il giorno in cui suo padre muore, però, tutti questi suoi sogni svaniscono e Nicola comincerà a pensare, parlarsi e rispondersi, ritrovandosi. Sognerà di partire in treno alla ricerca di Guerrino in una sorta di viaggio fatto di parole e silenzi, domande e sorprese. Una strada che ci rivelerà come i nostri genitori, la nostra famiglia e gli amici di un tempo sono i soli testimoni di quello che siamo stati, e che ora non siamo più.
Francesco Savio, Mio padre era bellissimo, Italic - Pequod