Deciso a lasciare l'azienda di Denver per cui lavora, Ryan è vicino ad accumulare l'iperbolica cifra di un milione di miglia come frequent flyer, il suo Santo Graal. Ne mancano poche ormai e il romanzo, attraverso la voce amichevole e non formale dello stesso Ryan, racconta gli avvenimenti di quest'ultimo, emblematico viaggio.
Spiega Kirn in una recente intervista che questo mondo a sé, questo "Airworld" esiste davvero e non è solamente un non-luogo asettico come può sembrare da fuori perché le persone, lassù, hanno trovato un modo per adattarsi e sentirsi "a casa".
Il personaggio, in parte, è nato da un incontro casuale che Kirn ha avuto nel corso di un volo in prima classe.
"Ho chiesto al tizio accanto a me da dove venisse e lui disse: 'Proprio da qui. Sono di questo posto'", ricorda Kirn. "Ha detto: 'Questa è la mia famiglia'. Frequentava quella linea abbastanza spesso tanto che conosceva tutte le assistenti di volo. Kirn ha fatto diverse ricerche nei vari clubrooms degli aeroporti e ha subito colto il cameratismo tra i diversi frequentatori.
Scritto con intelligenza e spirito tagliente, "Up In The Air" è amaramente divertente e profondamente cinico.
Può essere letto come una satira arguta sul panorama economico dell'America contemporanea, ma anche come una reinvenzione del classico romanzo on the road americano, in cui la "strada" è a 30.000 piedi sopra le nostre teste.
Walter Kirn, Tra le nuvole - Up in the air, traduzione di A. Tagliavini e M. Baiocchi, Rizzoli, Milano 2010.