Il reale si nasconde alle spalle dell’ovvio, dentro i conglomerati incongrui di dati sensibili, affettivi o concettuali che bloccano o rallentano il metabolismo mentale. All’inizio di un viaggio letterario, ci spiega Murakami, non si sa ancora dove si deve andare e cosa si deve cercare. Allora ci si deve spesso aiutare con strumenti intuitivamente promettenti che danno il "la" - ma solo il "la" - come metafore, giochi combinatori di immagini e concetti, variazioni di prospettiva.
CIT. "Quando ricevetti il premio Gunzō per scrittori esordienti avevo già trent'anni, e una certa esperienza di vita, anche se non si può proprio dire che fosse sufficiente. Comunque un'esperienza un po' diversa da quella che hanno mediamente le persone. Di solito la gente si laurea, trova un lavoro e dopo un po' di tempo si sposa. Anch'io all'inizio avevo l'intenzione di seguire questo percorso. O piuttosto, ero convinto che grosso modo sarebbe andata cosi, perché questo è più meno l'ordine naturale delle cose, nella società giapponese. Non avevo nemmeno un forte desiderio di andare controcorrente rispetto al senso comune, bene o male che fosse. Invece è andata a finire che prima mi sono sposato, poi per necessità mi sono trovato un lavoro, e solo dopo mi sono laureato. Insomma, ho fatto tutto al contrario Questo è il corso che hanno seguito gli eventi, perché non sempre nella vita va nel modo previsto. …"
per BookAvenue, Marco Crestani
Haruki Murakami,
Il mestiere dello scrittore,
traduzione di Antonietta Pastore,
Frontiere Einaudi 2017