Tre libri

   Tempo di lettura: 2 minuti

La pioggia cade a sprazzi, sottile e imprevedibile.
Me ne sto seduto qui a Torbole sul lago di Garda, nella sala da pranzo di questo grazioso hotel, con un po’ di tempo a disposizione. Osservo la pioggia che ricade schizzando sui marciapiedi e non riesco ad impedire alla mia mente di vagare. Un ricordo, in particolare, ha tenuto desta la mia attenzione per l’intera mattina, o piuttosto il frammento di un ricordo, un momento che per qualche ragione mi è rimasto impresso in modo vivido nel corso degli anni.

E’ il ricordo di un disagio o di una cretinata commessa. Il ricordo di un incontro tra lacrime, baci, mormorii di riconciliazione e parole d’amore e di perdono.
Mi lascio andare a un sorriso cauto e doloroso. Sento il cuore che batte forte e resto immobile per un momento, con una sensazione improvvisa di vertigini. Aspetto che lo spasmo si plachi, tremando lievemente, con un insolito senso di disagio.

Ho davanti a me tre libri di Romano Bilenchi che voglio rileggere: Conservatorio di Santa Teresa, Il bottone di Stalingrado e Amici. Penso a quanto ho amato e amo ancora queste passioni, la politica, la scrittura, il giornalismo.
Dalla vetrata mi metto a osservare il marciapiede di mattoni, le strade bagnate e i negozi eleganti con le loro insegne al neon, alcune già accese. Certe cose sono lattee e sembrano avere un alone, ma c’è sempre uno strano vapore grigio che fluttua a pochi centimetri da terra senza rischiarare. Non è la città, però ci siamo quasi, penso.

Passa sulla strada una vecchia Panda con le ruote anteriori che zigzagano sull’asfalto. Mi metto a tracolla la macchina fotografica e mi incammino per una stradina che sale serpeggiando verso una grande casa bianca, che sorge come un padiglione classico, in mezzo agli ulivi.
Prendo per un sentiero accidentato, fino all’imboccatura di uno stretto avvallamento. Che bello e che strano, mi dico. Qui sono così lontano dal traffico della strada. Forse per questo cammino apparentemente a caso, disinvolto.
Una forte corrente d’aria mi colpisce in pieno volto. Sento il bisogno di scrollarmi di dosso l’ingombro insopportabile del tempo e dello spazio. Se ne avessi la possibilità, adesso, volerei…

(MC)

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Marco Crestani

"In una poesia o in un racconto si possono descrivere cose e oggetti comuni usando un linguaggio comune ma preciso, e dotare questi oggetti - una sedia, le tendine di una finestra, una forchetta, un sasso, un orecchino - di un potere immenso, addirittura sbalorditivo. Si può scrivere una riga di dialogo apparentemente innocuo e far sì che provochi al lettore un brivido lungo la schiena… Questo è il tipo di scrittura che mi interessa più di ogni altra. Non sopporto cose scritte in maniera sciatta e confusa…"(Raymond Carver)
http://libereditor.wordpress.com/

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1 commento

  1. Chissà come avrebbe commentato il tempo presente Bilenchi!. Questo nostro Paese avrebbe un grande bisogno di intellettuali e critici disubbidienti come è stato questo scrittore grandissimo, capace di credere da “sinistra” a quel movimento che fu’ il fascismo fino all’abbandono e adesione alla lotta clandestina contro l’occupazione nazista. La sua narrativa va’ riscoperta totalmente e in particolare consiglio il Conservatorio di Santa Teresa un classico della nostra narrativa al pari delle opere di un altro grande italiano che è stato Dino Buzzati del quale pure Bilenchi è stato amico.

    Grazie caro Marco del contributo ancora una volta essenziale! Michele

I commenti sono chiusi.