Il grande sertao, la leggenda dei cangaçeiros e l’ultimo combattente

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di Riccardo Jannello

Nel grande sertao la lotta ai privilegi – troppi – dei latifondisti è stata affidata per decenni a degli uomini leggendari, i cangaçeiros, banditi che scorrazzavano per l’ampia regione del Nordest, arida per lunghi mesi nell’anno e poi improvvisamente ricca di piogge che spesso rovinano i raccolti miracolosamente messi insieme dalla popolazione. Ma che verso la mata atlantica si trasforma in una delle zone più importanti al mondo per la coltivazione del cacao e del caffè.

Dal sertao sono stati molti anche quelli che sono fuggiti verso le città del Sud, quelle operaie. Famiglie che si mettevano in viaggio sui carri con le proprie poche cose per portarle soprattutto a Sao Paulo, dove la manifattura faceva grandi progressi. Su uno di questi carri – e lo racconta con molto orgoglio – è partito da Caetes anche Luis Inacio da Silva, che anni dopo è diventato Lula, due volte presidente del Brasile, l’operaio e sindacalista, figlio di poveri agricoltori del sertao, che ha raggiunto il suo sogno e dopo vari tentativi andati a vuoto è stato eletto presidente diventando una manna per il suo Paese. Che poi abbia firmato la grazia per Cesare Battisti è stata la pecca di due mandati per il resto trionfali (o quasi: i processi per corruzione che investono alcuni suoi collaboratori hanno fatto molto scalpore in Brasile) che hanno coinciso, fra l’altro, con la aggiudicazione al Brasile dei campionati del mondo in corso e delle Olimpiadi 2016, strappate alla Chicago di Obama..

Ma torniamo al sertao perché l’Italia vi ha giocato con la Costa Rica. Recife è infatti la capitale del Pernambuco, che è uno degli Stati nel Nordest nei quali si estende il sertao. Questo susseguirsi di bassopiani dal clima prevalentemente secco, però con piogge rare, ma improvvise e molto violente, dove la caatinga è il simbolo stesso dell’aridità. In questi terreni brulli, segnati soprattutto da cespugli e dagli alberi del cajù, l’anacardo, i cangaçeiros hanno portato la loro ventata rivoluzionaria con vere e proprie scorribande sociali nelle quali si sono trovati contro non solo gli eserciti dei “coroneis”, i latifondisti detti colonnelli, ancor più presenti nella pregiata regione delle fazende di cacao e caffè, ma anche quelli dello stato federale.

Pernambucano di Serra Talhada era il cangaçeiro più leggendario di tutti, Virgulino Ferreira da Silva, che è passato alla storia come Lampiao, il “governatore del sertao”. Lampiao è stata ucciso nell’aprile 1938, a 41 anni: uno della sua banda lo ha tradito e in pratica consegnato a una imboscata della polizia del Sergipe, altro stato del Nordest. Con Lampiao, che aveva con sé la compagna Maria Bonita, altra figura leggendaria fra i cangaçeiros, che avevano aperto all’inizio del Novecento alle donne, finì in pratica la stagione d’oro dei banditi, anche perché il suo erede, Cristino Gomes da Silva Cleto, detto Corisco, fu ucciso solo due anni dopo. Ucciso, come Lampiao, e poi decapitato. Le loro teste furono esposte come esempio dell’attività della “volante”, la polizia, nello stato di Bahia assieme a quelle degli altri compagni di lotta uccisi in quello o in altri attacchi. Fra i dispersi seguaci di Lampiao c’era un tale Josè Alves de Matos, che riuscì a salvarsi e a rifarsi una vita a Maceio nell’Alagoas, ancora Nordest, dopo avere passato alcuni anni in galera.

Ebbene, Josè Alves è morto in questi giorni, a 97 anni, l’ultimo cangaçeiro del sertao, l’ultimo testimone di un’epoca che non solo ha avuto una importanza fondamentale nella società brasiliana, ma che ha ispirato anche la letteratura, il cinema, la musica. Solo pochi esempi. “Grande sertao”, il capolavoro del romanziere Joao Guimaraes Rosa; “O cangaçeiro”, la canzone del 1964 di Joan Baez, dedicata a Lampiao; “Deus e o diabo na terra do sol” e “Antonio das mortes”, i film culto di Glauber Rocha, il regista del “cinéma novo”, ma anche “O cangaçeiro” con Tomas Milian del ’69. E poi fumetti e continui rimandi alle figure di questi banditi-contadini anche in lavori di autori italiani contemporanei, come simbolo della rivolta popolare al potere.

La morte di Josè Alves, dipendente pubblico in pensione, riabilitatosi studiando in carcere e finito a fare il vigile urbano, fa passare definitivamente alla storia un movimento che è stato passione e romanticismo, non solo violenza. In questo straordinario luogo che è il sertao, è sbarcato anche il campionato del mondo. Recife è non solo uno degli sbocchi al mare di questa regione, ma una città che merita di essere visitata con grande curiosità. Il suo mondo barocco, il suo continuo rimando alla storia dal Cinquecento a oggi, ne fa un museo a cielo aperto. E i racconti degli anziani, nei locali del Patio de Sao Pedro, possono costituire un buon modo per conoscere il Brasile più autentico. Quello che amo.

BookAvenue ringrazia l’Autore e Quotidiano.net

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