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La camera dei cittadini

   Tempo di lettura: 10 minuti

“Per troppo tempo siamo stati non dei civis ma dei meteci, dei mezzi cittadini che si limitavano a lavorare e pagare le tasse (o a evaderle), ma non sceglievamo i governanti. Ci eravamo autoesclusi dalla partecipazione poltica”. Queste parole sono di Ornaghi e Parsi in una intervista del 1994 al Corriere della Sera a seguito dell’uscita del loro libro ben scritto “La virtù dei migliori”.
Quasi vent’anni dopo la questione è ancora attuale. Nel frattempo Ornaghi è diventato Ministro di un Governo tecnico, dopo la manifesta incapacità dell’attuale “classe” politica che non rappresenta più nessuno e non ha più rappresentanti dei “cittadini” a seguito della frattura sociale provocata da anni di privilegi e arroccamenti.

Leggi elettorali “bloccate” e apoteosi di una autorefenzialità senza alcun limite. Anche per questo il costituzionalista Michele Ainis, sempre dalle pagine dello stesso quotidiano, raccoglie con favore un’idea di Carlo Calenda apparsa sul Foglio del 29 dicembre che, di questi tempi di rimescolamento delle carte, appare meritevole di approfondimento. La Camera dei cittadini formata per sorteggio, in modo da riflettere il profilo socio – demgrafico del Paese. Sottolinea Ainis “pensiamoci fondo, prima di gettare queste idee nel cestino dei rifiuti. Una camera dei cittadini sorteggiati, con funzioni di stimolo e controllo sulla camera elettiva, aiuterebbe le nostre istituzioni a trasformarsi nello specchio della società italiana. Limiti e vincoli più rigidi nei confronti degli eletti azzopperebbero il potere delle segreterie politiche, restituendo la rappresentanza al suo più autentico valore.
Secondo una recente rilevazione Demos appare generalizzata (quasi l’80%) l’insoddisfazione verso la politica italiana, affetta dalla mala pianta della corruzione. La Politica – afferma Eugenio Scalfari – è senso di responsabilità, realismo, diagnosi dei malanni e attento dosaggio dei rimedi. Questo Governo è stata un’innovazione per il fatto stesso di esistere e di essere nato con queste modalità peraltro perfettamente costituzionali- Questa innovazione non è una rondine pellegrina ma un decisivo aggiornamento della democrazia parlamentare il “livello di guardia” evocato da Claudio Magris nel suo ultimo libro è l’altezza massima a cui può giungere l’acqua di un fiume o di un lago senza costituire pericolo di inondazione. In questi anni, nella nostra vita sociale e civile, il livello di guardia è stato superato troppo spesso e ci sentiamo travolti da schizzi di fango e onde limacciose: il dileggio della Costituzione la corruzione diventata regola…un ritratto impietoso di un Paese sconciato, denigrato. Un Paese che ha superato ogni limite. Ecco perché una Camera dei Cittadini potrebbe eliminare dal vocabolario italiano il termine Casta che si deve tagliare senza più alibi, anche alla luce delle carte scoperte sui guadagni dei “nostri” parlamentari rispetto agli altri “colleghi” europei.

Per difendere il nostro Paramento e restituire credibilità alla politica non cè che una strada: quella della serietà e della trasparenza. Con la valenza del merito che decapiti le elites di ogni ordine e grado. E posizioni immutabili. Baronali e nepotistiche. In questo senso per la Camera dei Cittadini può ben valere una frase di Federico Caffè: la fiducia che le idee, a lungo andare, finiscano per prevalere sugli interessi costituiti non può facilmente essere abbandonata da chi ne abbia fatto il fondamento della propria visione.
“Causa hominum omne ius constitutum est” massima con la quale Tertulliano fa ben capire che dietro le norme giuridiche ci sono gli uomini con i loro limiti e i loro aspetti positivi e negativi: come diceva Piero calamandrei, tutte le simmetrie sistematiche e le elegantie iuris diventano schemi illusori se non ci si avvede che al di sotto di essi di vero e di vivo non ci sono che gli uomini colle loro luci e le lore ombre, colle loro virtù e le loro aberrazioni Bisognerebbe tornare alla concreteza di Salvemini che detestava i sistemi, diceva che i sistemi erigono altri sistemi; odiava le parole astratte e cercava di evitarle sempre nei suoi scritti; alle teorie generali e ai “sistemi” preferiva sempre lo studio dei problemi concreti, definiti in modo da poterli bene afferrare in tutti i particolari.

Per questo, Il meccanismo dell’azione deve prevalere su tutto. Oltre le stesse parole. E’ necessaria una politica giusta. Una rappresentanza politica giusta. Una rappresentanza sociale giusta libera dalle intromissioni della politica ingiusta. Con omogeneita’ e con lo spazio non gia’ simbolico, ma di un concorso di idee per costruirne una condivisa e se non condivisa rispettata. Allora la mente viaggia all’elogio della mitezza di Bobbio ed alle sue prescrizioni per l’impegno dei moderati, degli “esclusi” nella vità civile e politica. Ancora oggi sembra che il “partito moderato” o il partito “dei cittadini” o degli “italiani” manchi al compito di dare all’italia una amministrazione. In questa generazione di politici e non di amministratori c’è la necessita’ di ripristinare le regole, il rispetto degli altri e di quel senso delle istituzioni. Non gia’ per parlare con frasi fatte, ma per salvarsi da questo naufragio e approdare nuovamente e finalmente in una terra bonificata, piena di decoro, di costumi autentici. L’occasione e’ storica per liberarci dai comportamenti spazzatura. Da marionette e pupari.
E come fa la societa degli esclusi e dei senza voce ad esprimere un’opinione diretta? Con il veicolo della rappresentanza. Ci sono tante storie. Tanti incipit e tanti finali. E poi c’e’ il mezzo, il cuore di una storia, di una vita. Ecco forse occorre puntare a questo cuore… cio’ al fine di non perdere di vista i fini nell’uso dei mezzi. Con un buon uso dell’indignazione per tornare al concetto di valore che come un vecchio orologio del nonno funziona sempre e segna, malgrado le botte prese, l’ora giusta. Ecco dobbiamo trovare l’ora giusta.

Oggi ci sono molti motivi per essere “indignati”. E quando le cose vanno male e si è delusi, la tentazione di dire “basta” si fa forte. Ma in questi casi in Italia il rischio è che prevalga un becero qualunquismo all’insegna del “è tutto sbagliato, è tutto da rifare”, del tutto privo di lucidità analitica e di capacità di proposta. Mentre ciò che più manca, invece, è un progetto di società, ntorno al quale selezionare la classe dirigente, che altrimenti non può che formarsi sulla base della popolarità, della capacità di ricercare facile consenso, della clientela.
Per questo i nuovi “cittadini” possono riprendere il loro spazio. Alla luce di una nuova prassi costituzionale che ha cambiato tempi e modi per la formazione di un governo del Paese. Ma anche alla luce del “risorgimento” dell’istituto referendario che dopo anni di “segnale assente” è tornato in auge dando davvero la parola ai cittadini che hanno nuovamente potuto esprimere un orientamento che ha cambiato le sorti del Paese. Il Paese chiede rappresentanza attraverso il meccanismo elettorale. Per il Bene comune. Per il dinamismo sociale. Per i Nuovi bisogni. Delle Forze sociali pre politica. Per la Formazione alla politica. Alla Formazione attiva per la politica attiva spalancando le porte al rinnovamento per permettere al rinnovamento stesso di entrare. Non piu’ mere iscizioni al partito piu’ numeriche che idealistiche . Ma concrete “iscrizioni” per la definizione di un effettivo Ruolo della democrazia partecipativa. Con una attenzione al ruolo della comunicazione, alla “mobilità informativa”, che consente a tutti, proprio a tutti, e soprattutto a coloro di buona volonta’ di sentirsi rappresentanti e rappresentati, come un albero dalle buone radici di tante storie personali. Cosi diverse, cosi’ uguali. In fondo Bene Comune e’ permettere di cambiare l’aria. Di permettere di cambiarla. C’e’ chi apre le finestre e chi le chiude. C’e’ chi puo’ entrare in alcune stanze, mentre altri possono solo immaginarle. Gli occhi sono fatti per vedere, le orecchie per sentire, la bocca per parlare. Forse in un libro non letto, in una voce non ascoltata c’e’ lo stradario della vita. Non per cercare scorciatoie, ma per evitare buche. O se sappiamo dove sono le buche dobbiamo essere pronti a coprirle. Senza aspettare chi lo fa per noi, o imprecare contro ogni strada senza cercarne altre. Ecco questo suggerisco. Cercare nuove strade,senza alcuna rappresentanza passiva che lascia buche mentre si teorizza la rispettiva copertura, spesso di facciata ma che alla prima pioggia svela il trucco. Se la sovranità appartiene nuovamente al popolo, allora la Camera dei Cittadini, oggi più che mai, risponde ad un’ideale costituzionale, una passione civile per una costituzione “aggiornata” alle nuove e giustificate istanze del Paese, che non può più aspettare e rimandare.

Antonio Capitano

 

 

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