E’ pieno di rinoceronti

   Tempo di lettura: 3 minuti

di Michela Murgia

Quando nel 1959 Eugene Ionesco scriveva l’opera teatrale Il Rinoceronte aveva già capito tutto. Nel paese da lui immaginato gli abitanti si trasformavano in rinoceronti uno dopo l’altro e il personaggio principale Berenger cercava inutilmente di resistere, supplicando la sua fidanzata di opporsi insieme a lui alla metamorfosi: “Fallo per me Daisy, salviamo il mondo!”. Prima di sparire per mutare a sua volta, Daisy gli rispose: “E chi ti dice che siamo noi che abbiamo bisogno di essere salvati? Forse gli anormali siamo proprio noi!”

Il dialogo mi è tornato in mente l’altra sera a Rimini, mentre venivo via da una cena insieme a tre amici. Era l’una del mattino di una serata piovosa; non avevamo l’ombrello e ci siamo riparati sotto l’antica tettoria della piazzetta delle Poveracce in attesa che spiovesse. Non eravamo i soli: al lato opposto della tettoia c’era un gruppo di ragazzi inglesi, forse una dozzina, che schiamazzavano ubriachi e giocavano a calcio con una bottiglia di birra, facendo un fracasso notevole.

 

La nostra conversazione non si smorzava, la temperatura era mite e gli ubriachi accanto a noi non ci sembravano così scalmanati da non poterli sopportare, perciò siamo rimasti al riparo per diverse decine di minuti, durante i quali intorno alla piazza abbiamo visto girare per tre volte una guardinga volante della polizia. Al terzo giro l’auto si è fermata e un poliziotto è sceso con fare deciso dirigendosi verso la tettoia. Forse un abitante del quartiere si era stufato degli schiamazzi, abbiamo pensato predisponendoci a godere la scena. Invece il poliziotto, ignorando gli ubriachi, si è fermato davanti a noi e ha detto: “Posso vedere i vostri documenti?” Increduli, con l’impaccio di chi davanti alle forze dell’ordine si sente sempre a disagio anche quando non ha niente da nascondere, gli abbiamo dato le carte di identità e lui è sparito in macchina per segnarsi gli estremi. Quando è tornato per restituircele abbiamo chiesto una spiegazione. “Sotto a questa tettoia ci sono quattro persone sobrie e tranquille e dodici ubriachi che fanno casino. Perché i documenti li ha chiesti a noi?” Il poliziotto ha detto: “Beh, siamo passati una volta, due volte, alla terza abbiamo visto che eravate ancora qui a parlare e allora…” E allora abbiamo capito che nella piazza delle Poveracce di Rimini alle due del mattino è più normale che ci siano dieci ubriachi che schiamazzano che quattro persone sobrie che parlano del più e del meno. Il poliziotto se n’è andato soddisfatto di aver accertato le identità dei quattro sovversivi che eravamo; noi siamo andati via con in testa le ultime parole che Ionesco mise in bocca al suo Berenger: Contro tutti quanti mi difenderò, contro tutti quanti! Sono l’ultimo uomo, e lo resterò fino alla fine! Io non mi arrendo! Non mi arrendo!

Michela Murgia

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