Il libro è magnifico; Tasser scrive del suo viaggio nelle terre dell’Islam alla ricerca delle sue radici culturali: lo intraprese dalla Siria fino a Lahore, città capoluogo del Punjab e di residenza di suo padre. All’inizio non capii la sua critica alla paura di quei Paesi di accettare la modernità come una via alla riscoperta della propria civiltà, delle loro terre e del ritardo accumulato a causa del fondamentalismo. Cercò di spiegare la difficile via della comprensione e moderazione come scelta di rinuncia alla violenza e soluzione di questo conflitto. Il libro, pur piacendomi molto, m'irritò. Non credevo alle parole dell'Autore. Capii dopo quanta ragione avesse: me lo spiegarono i civili siriani morti in una carneficina tra fratelli.
A leggere le cronache di queste ore di quello che è accaduto a Parigi, tornano alla mente le parole profetiche del libro e della paura che questo fondamentalismo genera, spogliato delle vesti di quei paesi lontani per vestire i nostri. E' il terrorismo di casa nostra, quello nato e cresciuto alla porta affianco; quello già manifestatosi nei barbari atti compiuti a Londra nel 2005 con le bombe alla metro e al bus che diedero all’autore la spinta per la sua ricerca, che temiamo mentre guardiamo quello che accadde a Londra allora e a Parigi ora.
Con lo stesso sgomento osserviamo questa barbarie che non conosce la pietas mentre uccide un musulmano già a terra ferito. Era un poliziotto di origini arabe: si chiamava Hamed.
per BookAvenue, Michele Genchi