Slavoj Źiźek. Come la filosofia puo’ salvarci la vita (e dai Matteo).

   Tempo di lettura: 13 minuti

Slavoj Źiźek, il filosofo e psicanalista sloveno è davvero il solo filosofo conosciuto al grande pubblico come fosse una star del pop. Di qui a dire che Slavoj canta come Mick Jagger, forse ce ne vuole, ma tant’è.. Lo abbiamo visto da Fabio Fazio un po’ di tempo fa, in occasione dell’uscita delle “cause perse”, il suo ultimo libro. Lì, divertì moltissimo il pubblico in sala e le diverse centinaia di migliaia a casa, davanti alla tv. Per chi si fosse perso la puntata può risolvere la questione in una decina di minuti: giusto il tempo di leggere quello che segue. Ci troverete qualche buona ragione per mandare a quel paese un paio di Matteo: quelli in questo momento più famosi d’Italia.

Mettetevi comodi, prego.

Un sacco di gente da noi sa, ora, chi è Źiźek. Le stesse folle che si radunano quando tiene, in ogni dove, le sue conferenze a pagamento. Chi ha detto che la filosofia non paga? Eppure, quando ha fatto irruzione per la prima volta sulla scena di lingua inglese ben pochi avrebbero previsto un successo di queste proporzioni. Tanto per cominciare, le sue ricerche sono un argomento poco promettente: l’ormai quasi dimenticato campo della “critica dell’ideologia“, un pilastro della cultura di formazione marxista caduta in declino quando il marxismo ha perso la “sua” centralità nella vita intellettuale in occidentale, dagli anni 50 in poi.
Ideolgia è uno di quei termini (un vero Moloch) che intimorivano il giovane studente che sono stato e che oggi è entrato nel linguaggio quotidiano con vero impoverimento semantico. Proprio come “decostruzione” che, a farla breve, significa poco più che “analisi dettagliata”, il termine “ideologia” tende a riferirsi ad un insieme di convinzioni, molto spesso con sfumature di rigidità ed anche…fanatismo (Matteo Renzi, docet). Ma come Źiźek sostiene nelle sue conversazioni, l’ideologia non va cercata nelle nostre opinioni o convinzioni consapevoli ma, come suggeriva Marx, nella pratica quotidiana. Le opinioni esplicite hanno la loro importanza, ma sono sintomi da interpretare più che dichiarazioni da prendere alla lettera.
(Ergo, NON fidiamoci troppo del nuovo che avanza).

Faccio un paio di esempi facili facili per chiarire (e chiarirmi ). Il razzismo. Il mio nei confronti dell’ex sindaco fiorentino, per dirne una. Mi sta qua. Lo dico mentre punto l’indice alla carotide destra, per dire che mi sta antipatico, che non lo mando giù, che non lo digerisco. Eppure, l’ex sindaco sembra essere quello che ci vuole per questa cosiddetta modernità di profilo basso basso. Al passo con i tempi, si direbbe.
Ma Źiźek (mi) ci raccomanda di cercare le contraddizioni più sintomatiche.
Ancora uno, quindi: come quando un antisemita sostiene che gli ebrei sono eccessivamente legati alle loro particolari tradizioni ma anche cosmopoliti privi di radici e colpevoli di minacciare le tradizioni nazionali.
Basta?, no?
Eccovene un’altro. In molti paesi di ieri, non solo quelli d’oltreoceano, i neri erano presentati allo stesso tempo come persone infantili che avevano bisogno dei bianchi e, pure, come brutali predatori sessuali. In altri di oggi, invece, i lavoratori extracomunitari sono considerati contemporaneamente come fannulloni che pesano sul sistema sociale ma pure come stacanovisti che tolgono i posti di lavoro in un momento di grande recessione. Una vera schizofrenia. Nè più, né meno di quella mostrata da Matteo Salvini in un momento di basso indice di ascolto e gradimento della Lega (una volta del Nord, ora del solo Nord est, a vedere bene). Può l’indice di ascolto regolare i conti con degli esseri umani? Si, a sentire queste miserie umane su due gambe.

Queste contraddizioni non dimostrano che l’ideologia è irrazionale; il problema è l’opposto, e cioè che ci sono troppe ragioni a sostegno di queste opinioni. Secondo Źiźek, questa montagna di ragioni dimostra che c’è dell’altro. Gli studiosi sono sempre strapazzati dai grandi giornali e dai critici che fanno “audience” e/o, peggio, liquidati universalmente in maniera deteriore (da quelli che fanno vendere, per capirci). C’è, insomma, un trattamento speciale anche nei confronti di Źiźek e a lui puntualmente riservato. Molte di queste recensioni o segnalazioni, lo indicano come un clown e al tempo stesso pericolosamente politico; peggio, che è un’apologeta del comunismo ma pure un fascista, un intellettuale di sinistra famoso in tutto il mondo ma anche un antisemita da far invidia a Hitler.

L’obiettivo non è di rendere conto degli argomenti di questo personaggio e valutarne o no i meriti, quanto vaccinare i lettori dalle sue idee, in modo da poterle liquidare con molta facilità. Giudicare movimenti e intellettuali di sinistra allo stesso tempo ridicoli e pericolosi, disorganizzati ma totalitari, apertamente idealisti e mossi dalla brama di potere, suggerendo che non esiste alternativa.
Invece di malmenare un povero filosofo, che fa semplicemente il suo (brillante) lavoro, sulla pubblica piazza, si cerca di chiudere il dibattito sulla struttura fondamentale della società. Il fragoroso disastro del capitalismo contemporaneo, la guerra, la crisi, lo sfruttamento dei lavoratori, c’impone di pensare con coraggio e creatività a qualche alternativa praticabile.
Per farlo c’è bisogno di costruire nuove idee. Źiźek può darci una mano e i suoi libri possono soccorrerci, quindi.

Avvertimento ai futuri lettori delle opere del nostro beniamino: L’ostacolo, nelle opere che affronterete, non sta nelle bardature accademiche (i riferimenti agli altri filosofi, i termini tecnici che pure ci sono) ma in uno stile di scrittura che sfida le convenzioni. In linea di massima quando qualche filosofo espone un concetto, ci si aspetta che spieghi con coerenza una serie di ragioni tali da farci comprendere la sua “tesi”; insomma il tipico esempio di scrittura argomentativa molto presente nei testi universitari sui quali abbiamo fatto le “notti bianche”. Anche se questo modello venga rispettato o no compiutamente, rimane sempre un ideale. Nella scrittura di Źiźek, invece, è difficile individuare una “tesi” e le argomentazioni procedono solitamente a “balzi” piuttosto che una sequenza logica. Quasi da rimbambirci, ed è la ragione per la quale spesso il suo lavoro ed egli stesso rimangono incompresi.

Lo so’. Questa contraddizione, unitamente al mio peccato di essere logorroico, sta spegnendo il vostro entusiasmo. Pensavate di trovare delle ragioni filosofiche per mandare a quel paese Matteo Renzi e Matteo Scalvini senza essere maleducati.
Un attimo di pazienza e vi fornisco le armi.

Quello che intendo dire, è che Źiźek è uno degli scrittori più brillanti, piacevoli e stimolanti che lavorano nel campo della filosofia con una notevole capacità di attrarre e sedurre i lettori a questa disciplina. Quello che il filosofo cerca di cogliere è il modo particolare con cui certi fenomeni si manifestano, le loro ragioni profonde, e i segnali che li caratterizzano e mutano.

Ecco: qui voglio ricordare a Matteo Salvini che il suo cosiddetto movimento conta quando il due di briscola “non a colore” come si dice dalle mie parti e a Matteo Renzi che fare in quattro mesi quello che da vent’anni non si è riusciti a fare, non è da eroi, ma da idioti.

E’ qui che la filosofia del nostro sloveno preferito entra in azione: la fascinazione per le contraddizioni e i rovesciamenti. Quello che questa generazione di trentanovenni diventati primo ministro prima del tempo e con una preparazione da avvocato senza la lode non comprendono, è che la sinistra di oggi – nel mondo – capito Matteo?, nel mondo!, e i suoi leader sono sostanzialmente complici del nazionalismo di destra e lo usano come strumento per mantenerelo status quo capitalistico (insomma: te lo scordi di sceglierti da solo il ministro dell’economia! ) Da una parte.
Dall’altra, le prese di posizione artificiose della destra e dei suoi accoliti, (leggi Lega. ndr) servono da utili distrazioni perché allontanino le energie della gente dai veri problemi (persone che, esempio, potrebbero alzare la voce contro i salvataggi delle banche) Oppure, premere sul dibattito affinché l’elettorato greco voti le risoluzione dell’FMI per salvare il Paese (pure dall’invasione dei fascisti di casa propria) per continuare a mandare indisturbati i soldi dell’elettorato del nord est in altrettanti artificiosi investimenti in Africa (nevero, Salvini?) E aggiungo, già che ci sono: che diavolo mai ci azzeccano gli argomenti greci con i problemi del traffico del nodo autostradale di Mestre, zampettando sulla rinnovata questione secessionista, lo sa solo il segretario della Lega Nord. Ma basta!

Non faccia la politica di casa nostra l’errore già percorso in Usa, dove il Partito Democrartico (quello a cui i nostri aspirano) deve fare continue concessioni alla destra in nome di un presunto “realismo” politico, e dall’altra si presenta come l’unica forza che si frappone tra noi e l’orrore puro di un governo di destra tipo Tea Party.

Źiźek non offre nessuna speranza di eliminare o sciogliere i nodi di ogni contraddizione ma, d’altro canto, è pure assai divertente leggere libri tipo “quello che vorreste sapere di Lacan ma che non avete mai voluto chiedere…a Hitchcock” o di come avvicina Kant a Blade Runner o spiegare Hegel con una barzelletta “sporca”.
Dicevo:…non offre nessuna speranza… Non scioglie i conflitti, non offre nuove speranze utopistiche. Crede, al contrario, che la nostra -opaca- epoca postideologica sia accecata da una falsa speranza che tutti i conflitti si possano risovere, consentendo al sistema capitalistico liberal-democratico di andare avanti più o meno per sempre. Quello che Źiźek spera, individuando il cuore della contraddizione della nostra contemporaneità con la classe che la incarna, non è che il mondo farà più schifo, ma che non farà così schifo in questo modo, che saremo meno prigionieri -non liberi, solo meno prigionieri- di questo particolare circolo vizioso, che smetteremo di cercare ragioni che spieghino la nostra mania autodistruttiva e di dedicarci a qualcos’altro. Scaraventandoci nella consapevolezza che un’alternativa esiste.

E allora, mi si consenta: Matteo&Matteo: andate al diavolo!

per BookAvenue, Michele Genchi

 

Il libri di Źiźek

di seguito alcune delle ultime opere del filosofo. L’elenco completo è consultabile su qualsiasi libreria web:

  • Leggere Lacan. Guida perversa al vivere contemporaneo 
    Zizek Slavoj, 2009, Bollati Boringhieri
  • In difesa delle cause perse. Materiali per la rivoluzione globale
    Zizek Slavoj, 2009, Ponte alle Grazie

    Dalla tragedia alla farsa. Ideologia della crisi e superamento del capitalismo 
    Zizek Slavoj, 2010, Ponte alle Grazie

  • Vivere alla fine dei tempi 
    Zizek Slavoj, 2011, Ponte alle Grazie
  • Meno di niente. Hegel e l’ombra del materialismo dialettico. Vol. 1 
    Zizek Slavoj, 2013, Ponte alle Grazie
  • La violenza invisibile 
    Zizek Slavoj, 2007, Rizzoli
  • L’universo di Hitchcock 
    Zizek Slavoj, cur. Cantone D., 2008, Mimesis
  • Il godimento come fattore politico
    Zizek Slavoj, cur. Cantone D.; Scheu R., 2001, Cortina Raffaello
  • Cosa vuole l’Europa?
    Zizek Slavoj, Horvat Srecko, 2014, Ombre Corte
  • Lacrimae rerum. Saggi sul cinema e il cyberspazio 
    Zizek Slavoj, 2009, Libri Scheiwiller
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1 commento

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