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Fine dell’impero?

   Tempo di lettura: 8 minuti

foto autoreL’Autore.
Faared Zakaria è nato il 20 gennaio 1964, a Bombai-India. Assomiglia come una goccia d’acqua a Magdi Allam, ma senza occhiali e alcuna conversione religiosa; è un giornalista, un cronista, un autore, un redattore, un commentatore e un frequente ospite della tv Americanacome specialista nei rapporti internazionali e negli affari esteri. È stato chiamato a dirigere il settore internazionale del Newsweek nell’ottobre 2000. Scrive anche una colonna di affari esteri dello stesso settimanale che compare due volte alla settimana sul Washington Post. Nel 2003 ha pubblicato con la Norton il libro “Il futuro della libertà: La democrazia gretta nel paese ed all’estero”. Un saggio sui limiti della democrazia. In tv, per la PBS Zakaria cura un approfondimento settimanale di politica estera, in coda al notiziario più importante. A partire da 2002 fino al 2007, era un membro della tavola rotonda del ABC News’ condotto da George Stephanopoulos (una sorta di Porta a Porta nostrano). Dall’autunno del 2007, per la CNN conduce una striscia settimanale, denominata “piazza pubblica globale” sugli affari internazionali che è stato premiato recentemente come uno dei migliori e più seguiti programmi di approfondimento politico.

Il libro.
In un articolo del 2003 sul Newsweek, scritto alla vigilia dell’invasione in Iraq, Farred Zakaria scrisse: è abbastanza chiaro che l’epoca attuale può essere chiamata che con il suo vero nome “il mondo unipolare”; una vecchia epoca con il suo solo mondo di potere”. La posizione degli Usa oggi è senza precedenti. Disse anche che “la dominazione degli USA non è solo semplicemente militare. L’economia USA è grande quanto Giappone/Germania e Inghilterra messe assieme aggiungendo che “è molto più dinamica economicamente, molto più giovane demograficamente, e molto più flessibile culturalmente che in qualsiasi altra parte del globo. Quello che preoccupa la gente del mondo più di qualsiasi altra cosa, scriveva, “è vivere in un mondo” forgiato e dominato dagli Stati Uniti.

Nel suo nuovo libro, “Il mondo post Americano”, Zakaria scirive che l’America rimane solo una superpotenza politica e militare, ma in ogni altra dimensione – industriale, finananziaria, sociale culturale la distribuzione del potere sta cambiando, muovendosi oltre il dominio dell’America. Con l’aumento del “peso” che Cina India e altri mercati emergenti, con crescita economica radicale del mondo con le caratteristiche di decentralizzazione del potere, ci stiamo spostando in una era (e mondo) post Americano, che è ridefinito proprio da molti paesi e molta gente.

Per questa ragione Zakaria sostiene che siamo ora nel mezzo di tre grandi poli di cambiamento occorsi dagli ultimi 500 anni: il primo che l’aumento di potere dell’occidente che produce modernità così come la conosciamo: scienza e tecnologia, commercio e capitalismo, agricoltura e risvoluzione industriale non è solo americano; il secondo è il profondo cambiamento degli USA nel 20° secolo e il terzo è che Cina e India cominciano essere i grandi mercati delle loro aree e, dietro loro, la Russia che comincia ad essere molto aggressiva, e non ultima l’Europa che recupera la sua centralità nel mondo come punto di forza e riferimento sulle questioni economiche.

Molti di questi argomenti di questo volume fanno eco ad altri commenti e temi che sono stati sollevati da illustri editorialisti del NyTimes, come dallo stesso Jimmy Carter piuttosto che da Thomas Fridman o lo stesso Brzezinski, sulla crescita dell’isolamento dell’America rispetto agli avversari. E Zakaria usa le sue analisi per una lettura delle sfere di influenza a largo raggio in economia, politica estera, politiche culturali per fornire una fotografia lucida e il ruolo che l’America ha del mondo globalizzato, e come esso sia cambiato con una velocità impressionante, e provvede a fornire pure alcuni esempi storicamente analoghi di alcune possibili cadute di questi cambiamenti.
L’ironia del potere che rimane, l’autore nota, che è largamente consolidata l’idea americana di idea e azione. Per 60 anni i politici e diplomatici Americani hanno girato il mondo spingendo i paesi ad aprire e allargare i loro mercati, liberarsi delle loro politiche, e abbracciare produzione e tecnologia. Hanno inseguito per anni un urgente desiderio che le persone dei paesei lontani saltassero sul carro della competizione globale, liberassero le loro economie e sviluppassero le loro industrie. Hanno consigliato loro a non aver paura del cambiamento e di imparare da loro il segreto del successo. E lavorato. Molti popoli hanno preso per buono il capitalismo e la grande lezione americana.

Mentre Zakaria guarda le disfunzioni economiche dell’America di oggi, si propone di suggerire che l’America (diversamente dalla Gran Bretagna quali che furono le cause della caduta del loro impero) può mantenere una vitale e vibrante economia se saprà affrontarare la prossima rivoluzione scientifica tecnologia e industriale e allinearsi ad essa. Se non fosse che la classe politica è significativamente -crippled- attorcigliata su se stessa da una atteggiamenti e comportamenti -partisanship- partigiani (ha detto proprio così, l’autore).

Sempre di impero si tratta: mentre leggo, registro i recenti segnali di recessione in America: la caduta del dollaro all’estero e l’attuale profonda inefficenza della loro l’economia. Ma anche delle recenti politiche che dovrebbero essere riformate presto e relativamente facilmente per permettere al Paese di rimettersi in carreggiata: un gruppo di riforme sensibili dovrebbero essere emanate già domattina, ridurre gli sprechi, difendere i risparmi, ampliare la formazione – in specie in discipline scientifiche e tecnologiche, assicurare le pensioni, riformare i processi di immigrazione per lavoro, e ottenere significative efficenze dall’uso di energia anche rinnovabile – un pò quello che andiamo raccontandoci da diverso tempo, pure noi, in Europa.

La strategia centrale per la diplomazia americana negli anni a venire, Zakaria dice, concerne la Cina: come contenere la sua aggressività ed espansionismo, mentre allo stesso tempo tenere conto e leggittimare la crescita interna. Zakaria scrive che in un mondo dove gli Stati Uniti guardano il paese che ospiterà le prossime Olimpiadi come una egemonia autoritaria, le forze della Cina guardano se stessa come l’alternativa alla prosopopea e arrogante America, cercando gradualmente di espandere la loro sfera di influenza. Come sarà l’America?, si chiede. Farcela, con un scenario del genere da guerra fredda ma con una grande e vibrante comunità economica alle spalle, come l’America è, rappresenta l’alternativa alla vetrinetta del modello dello stato socialista, oppure dilapidare il suo potere in un inutile confronto militare? Questo è il nuovo scenario dell’America d’oggi e non è preparata.
Il re è nudo, si è detto. Basti vedere cosa hanno combinato i democratici – Hillary in testa – in occasione della non ancora finita campagna elettorale. Chissà cosa dovrà offrirle Obama per levarsela di torno.

per Bookavenue, Michele Genchi


copertinaFareed Zakaria
The post-american world
W.W. Norton & Company.

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