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La memoria fa brutti scherzi

   Tempo di lettura: 4 minuti

Ho finito di leggere questi giorni “Il senso di una fine” di Julian Barnes quasi con un anno di ritardo dal premio che lo ha consacrato in patria con il Booker Prize.
Il libro ritengo sia molto ben scritto e, per quanto contrariamente letto sui blog e nel web dove, pur trovando recensioni molto favorevoli (c’è chi ha parlato di classico della letteratura),  molti hanno “spostato” più il merito della scrittura che la storia vera e propria, il libro è molto bello a tal punto che consiglio vivamente di leggerlo.

 

 

In questo libro è la risonanza del rimpianto che detta la trama al racconto di Julian Barnes, il cui protagonista, l’anziano Tony Webster, fa i conti con il suo passato e la sua memoria. Mi pare di capire che il tema dell’invecchiamento e quello della memoria, siano abbastanza percorsi da molti autori. A questo proposito ho raccontato recentemente, su queste pagine virtuali, del nuovo libro di Paul Auster in uscita nei prossimi giorni ricordando, pure,  Everyman del GGG della letteratura (il Grande Gigante Gentile) che risponde al nome di Philip Roth.

La prima parte del libro è legata alla giovinezza e, manco a dirlo, ai ricordi di college di un gruppo di amici. L’amicizia con Adrian Finn, il brillante e affascinante amico, un modello di persona cui Tony ambisce, invano,  diventare. Tant’è che dovrà accontentarsi, finito il liceo, di una modesta università contrariamente a Cambridge luogo di merito e di destinazione del suo amico. Le strade si dividono e i due si perdono di vista quando accadono un paio di fatti sorprendenti: prima una lettera nella quale Adrian annuncia la sua relazione sentimentale con Veronica e pochi mesi dopo, la terribile notizia del suo suicidio.

A quel punto il racconto torna al presente: sono trascorsi molti anni. Tony è un attempato sessantenne con una figlia e un divorzio alle spalle. Riceve inaspettatamente dalla madre di Veronica dei soldi e i diritti sul diario che Adrian ha lasciato. E qui il protagonista si scuote dalla sua sedentarità per mettersi alla ricerca di alcune risposte dal suo passato. La riluttanza di Veronica, ritrovata dall’oltretomba, non lo aiutano a fare luce sulle ragioni del suicidio di Adrian e, anche, di guardare indietro la sua esistenza e fare i conti con la sua memoria. Tony cerca di fondere le sue due età, cosa che non gli piace completamente ma sa anche che il risultato lo porterebbe al sicuro dai sensi di colpa.

Certo, ognuno di noi addomestica il proprio passato al netto delle sofferenze della propria storia individuale, non fosse altro per renderla accettabile e al riparo dal dolore che certi ricordi possono generare. Ed è qui, credo, la chiave di volta della lettura di questa storia: che dimensione esatta diamo ai nostri ricordi e alla storia della nostra vita? Come, soprattutto, cercare e dare accettazione alle connessioni che legano il prima e il dopo della nostra vita come quella di tutte le vite, come accade nella storia del libro?
Si dice, la memoria fa brutti scherzi. C’è qualcosa di profondamente vero nel vecchio proverbio. La ricerca di Tony affonda la propria memoria in una storia tragica che gli rivela una consapevolezza di ruolo nella morte dell’amico.

C’è qualcuno che ha lasciato i conti in sospeso con il suo passato? Datevi, diamoci da fare. Non fosse altro per chiarirci di aver fatto la cosa giusta e non incappare con le intermittenze della serenità cui tutti cerchiamo di raggiungere. La pace non è data gratis.

per BookAvenue, Michele Genchi

guarda il video su: [1]

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