L'occasione è buona per ricordare un precendente: fu quando il mio amico fraterno Alberto Bevilacqua sparò ad alzo zero per consentire al libro di Maria Teresa di Lascia, Passsaggio in ombra, di vincere lo Strega nel 95. Lei, era mancata qualche mese prima a soli quarant'anni. Me lo ha raccontato e ricordato più di una volta e ho sempre trovato il gesto di grande civiltà, non solo letteraria (semplicemente penso che Alberto in quell'occasione sia stato davvero grande).
Il secondo posto lo ha conquistato Fabio Stassi per L'Ultimo ballo di Charlot, pubblicato da Sellerio con una ventina di punti in meno (83 per la precisione) cui fa seguito La caduta di Giovanni Cocco per Nutrimenti per la metà dei voti del secondo, fermo a 47. I veri delusi della serata sono stati gli editor della Bompiani che avevano forse sperato qualcosa per la loro beniamina Beatrice Masini che, con La Botanica degli affetti, era data per favorita nei giorni scorsi e che ha concluso la partecipazione ben lontana da qualsiasi ambizione. A me è dispiaciuto e molto, non lo nascondo, per Valerio Magrelli, il cui Geologia di un padre pubblicato da Einaudi, è risultato solo ultimo della cinquina. Peccato: questo libro mi è piaciuto parecchio. E' bello w curioso, per esempio, il fatto che abbia 83 capitoli, tanti quanti gli anni del padre. E' bello perché Magrelli ha consegnato alle pagine un mare di appunti raccolti nell'arco di un decennio riguardanti, appunto, il genitore e consegnato ai lettori il ricordo delle sue stranezze, ma anche dei viaggi, la guerra, le avventure e lo stupore di guardare con l'amore di figlio la vecchiaia del genitore. Un grande libro e gesto d'amore verso la storia della sua famiglia.
La serata, infine, ha premiato con il Campiello Giovani, il libro del giovane ventiduenne Alarico Vignati, Il girasole impazzito di luce. La sfida di farne un buon evento era doppio: quello di riuscire a spostare l'attenzione dalla… riva di fronte che ha ospitato fino a qualche minuto prima la Mostra del Cinema (e che ha premiato un documentario: quello di Gianfranco Rosi sul Grande raccordo anulare. Che bella cosa!), l'altra, quella di Gepi Cucciari e Neri Marcorè che hanno consegnato l'appuntamento al nuovo che avanza dopo gli anni di Bruno Vespa. Mi viene da dire che ci sìano riusciti. Un po' stonata "'uscita" di Alberto Arbasino (Campiello alla carriera); leggo da internet un suo feroce commento "in giro vedo più stronzi che maestri" riferendosi evidentemente alla comunità cui appartiene.
Personalmente non dimentico le pagine straordinarie di L'ingegnere blu di Adelphi o Le muse a Los Angeles o Il paese senza di Garzanti, solo per ricordarne qualcuno. Ma cavolo!, l'età non risparmia proprio nessuno. Peccato. mg