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l'orso che non lo eraC’era una volta un Orso che un giorno, era un martedì, si rintanò in una caverna nel bosco per il suo lungo sonno invernale. Ma quando a primavera riaprì gli occhi … niente più alberi, niente più erba, niente più fiori … Come poteva immaginare di essere finito in una fabbrica?…« Torna al lavoro!» gli sbraitò un uomo non appena lo vide. « Ma io non lavoro » disse l’Orso « Io sono un Orso» …
Vi presento oggi un’altra storia deliziosa, illustrata e scritta dal tratto geniale di uno dei primi cartoonist americani,  un grande maestro dell’animazione collaboratore anche dei fratelli Marx e di Jerry Lewis: il grande Frank Tashlin.
Un concentrato di poetica stralunata, screziata comicità e malinconia che si legge in poco tempo ma rimane per sempre.

Un orso semplice e bonaccione  vive tranquillo nel suo bosco e, come ogni anno, con l’arrivo dell’inverno cerca una tana dove dormire, in santa pace, nei lunghi mesi di letargo che stanno per sopraggiungere.
Agli uomini però, come quasi sempre accade, degli animali e della natura non importa un granché, men che meno del meritato letargo di un orso, sta di fatto che alla ricerca di paradisi ambientali da poter fruttare per insperati guadagni una moltitudine di solerti lavoranti approdano al bosco del nostro inconsapevole orso dal cuore buono ma dall’identità molto forte.
Le squadre di  “umani”, si fa per dire, giunti in massa come un metallico e ordinato formicaio: lacerano, distruggono, amputano ogni albero della foresta  fino a devastare completamente l’habitat dell’orso rendendo praticamente irriconoscibile e trasformandolo in un’immensa fabbrica che ricorda molto quella famosa di “Tempi moderni” celebre film di Charlie Chaplin … proprio sopra la tana dell’orso in letargo!
L’orso, come l’orologio della natura vuole, si sveglia ma non riconoscendo il suo intorno come familiare crede ancora di essere addormentato, finito per sbaglio in un tremendo, incubo senza fine.
Anche gli uomini non riconoscono l’orso, anzi lo credono un operaio scansafatiche “con il cappotto di pelliccia e la barba da tagliare” che non ha nessuna voglia di lavorare e a poco servono le repliche dell’orso che continua a ripetere a tutti: “ Ma, io, sono un Orso” perché l’unico epiteto che gli viene affibbiato è quello di “babbeo” in cerca di scuse per scampare alla catena di montaggio.
E qui e qui comincia l’avventura del nostro protagonista che metterà l’accento sulla stupidità di certi ingranaggi come l’ottusa burocrazia gerarchica che vuole tutti omologati e perfettamente inseriti all’interno dell’automatismo. Ma l’Orso è orso e se gli scappa proprio di dormire perché nel frattempo è sopraggiunto, di nuovo, l’inverno … Beh, il finale è meraviglioso e non ve lo voglio svelare ma vi regalo le ultime tre parole di questa prezioso libro da avere assolutamente che a fine lettura rimarranno indelebili:
” … tantomeno un Orso babbeo” …

Autore

Frank Tashlin (1913-1972) è stato uno dei primi cartoonist americani. Nato nel New Jersey, ben presto si trasferì a Hollywood, dove nel 1932 cominciò la sua brillante carriera negli studi di animazione della Warner Bros, di Leon Schlesinger. Passato nella squadra di Walt Disney nel 1938 e poi alla Columbia Pictures, a metà degli anni quaranta decise di smettere l’attività di cartoonist e di darsi al cinema, come sceneggiatore di commedie. Le sue collaborazioni più riuscite furono con i fratelli Marx, Bob Hope e soprattutto Jerry Lewis, per il quale scrisse sei dei suoi film divenuti veri e propri cult. A quel medesimo periodo risale la creazione del suo L’orso che non lo era (1946), una piccola gemma di comicità, nonsense e malinconia che Tashlin diceva «è per me speciale e prezioso» e che vent’anni dopo traspose in un piccolo film d’animazione per la Mgm, rimasto un classico del genere e oggi gettonatissimo in rete.


SCHEDA TECNICA:

Titolo: L’orso che non lo era
Autore: Frank Tashlin

Editore: Donzelli
Collana: “Wallpapers”
Codice EAN: 9788860366252
Formato: rilegato, illustrato
Pagine: 80
Prezzo indicativo: € 12,50
Età di Lettura: ( 7+)

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