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Le fiabe sono crudeli. Le fiabe sono spaventose. Le fiabe non sono per bambini. Quante volte abbiamo sentito queste frasi, finendo poi per spulciare lo scaffale delle fiabe di librerie e biblioteche per ragazzi, solo per ritrovarci in mano da un lato raffinate interpretazioni d’autore, in cui immagini e testi perdono i loro contorni e il loro pathos, e dall’altro albi dai colori sgargianti, con figure dai tratti morbidi e tondeggianti e linguaggio semplificato.

Con Blu di barba di Barbara Ferraro e Srimalie Bassani torniamo invece nel territorio dell’ignoto, dell’indicibile, dell’iniziazione che mette alla prova la vita dei protagonisti della storia e la coscienza dei lettori.
Blu è la barbetta di Barbablù, uno dei personaggi più spietati della letteratura popolare, che fin dalla copertina occhieggia i lettori con diabolica malvagità, dietro le fattezze di un caprone dal vello chiaro.
Nella versione pubblicata nella collana Ristorie di Bacchilega editore, a narrare la sua storia e quella delle sue molte spose è una delle giovani donne sfortunate la cui sorte fu la morte. Non potrebbe esserci rima più appropriata del binomio “sorte/morte” per introdurre il tema del racconto. Barbara Ferraro, nella sua sapiente riscrittura, ne trova di molto più agghiaccianti, come quando mette in bocca alla sua narratrice questi versi:

 

È una fiaba, la mia, finita nei lamenti
Altro che vissero felici e contenti.

[…]

Morii appesa,
Barbablù poi mi dimenticò,
in una stanza buia
con altre spose mi lasciò.

La mia storia si concluse
tra le urla e il terrore.
Ciascuna appesa un nome,
ogni nome un orrore.”

 

Per una volta la fiaba rinarrata non fa sconti, anzi. Attraverso parole scelte con eleganza, come quell’”appesa” che suggerisce un gesto tremendo senza definirlo, arriva al cuore palpitante e violento della storia, costruendo la giusta atmosfera di minaccia incombente intorno all’ultima, giovane moglie del ricco Barbablù, raffigurata come una vezzosa volpina, alla quale la narratrice rivolge i suoi avvertimenti.
Srimalie Bassani fa un eccellente lavoro di illustrazione, sia nella scelta delle inquadrature, molto cinematografiche ed espressive, sia con il suo segno spesso e pastoso e i pochi colori, l’intenso blu e il rosso brillante che punteggia le tavole più drammatiche. Una menzione speciale va all’illustrazione che mostra l’interno della camera segreta di Barbablù, sulle cui pareti troneggiano teste di animali che parrebbero trofei di caccia, se non fosse per le scie di sangue che colano dalle cornici. Un’immagine capace di imprimersi nella mente con grande forza.

Qualche adulto potrebbe a questo punto obiettare che una fiaba dai contenuti così forti non vada data in mano a un bambino. Innanzitutto occorre riconoscere che albi come questo, seppur illustrati, non hanno fra i loro destinatari i bambini della pre-scuola. In questo caso i lettori ideali sono sicuramente i più grandicelli, hanno a partire da 7/8 anni di età e una enorme curiosità nei confronti del macabro e del proibito.
Una curiosità che li accomuna alla protagonista della storia, una giovane indifesa e in condizione di inferiorità, che si scopre disposta a tutto pur di scoprire ciò che le viene nascosto dall’autorità della casa, ovvero il marito Barbablù.

“Decine le volte che la chiave nella toppa ha girato,

delle spose curiose sigillando il fato.”

Se la morale della fiaba nella versione seicentesca di Perrault era che l’eccessiva curiosità può essere pericolosa e meglio sarebbe non disobbedire a chi comanda (adulto, genitore, in questo caso marito), oggi possiamo leggere lo stesso racconto da un punto di vista totalmente diverso.
La vicenda di Barbablù mostra ai giovani lettori qualcosa che hanno il diritto di sapere: che la malvagità esiste e può essere perfino seducente, celata sotto eleganti spoglie. E racconta anche che una relazione fondata sulla disparità, come quella fra il facoltoso signorotto che detta le regole e l’ingenua sposa obbligata a seguirle, è malsana.
Come capita con i buoni libri, per trasmettere tutto ciò Blu di barba non ha bisogno di applicare didascalie o etichette a personaggi e episodi, ma utilizza il linguaggio poetico e la grazia e insieme potenza delle sue illustrazioni per distillarne il senso, restituendo ai lettori il piacere di un racconto che lascia col fiato sospeso fino all’ultima pagina.

 

per BookAvenue, Virginia Stefanini


Titolo: Blu di barba
Autore: Barbara Ferraro
Illustratore: Srimalie Bassani
Editore: Bacchilega
Anno: 2017
Formato: 40 pag.
Codice: ISBN 978-88-6942-048-1
Prezzo indicativo: 15€
Età di lettura: da 7 anni

di seguito alcune illustrazioni dal libro; per goderne appieno la bellezza  fate click sull’immagine per ingrandirla (ndr)

 

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