Piero Calamandrei e il suo saper osservare in ‘Codici e rose’

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calamandrei

Codici e Rose di Paola Roncarati e Rossella Marcucci (Casa Editrice Leo S. Olschki) è un libro affascinante a cominciare dal titolo che sintetizza egregiamente, con immagini immediate,  la vita di Piero Calamandrei personalità unica del nostro panorama nazionale.

 

 

Una vita intensa, piena di ricerche e di scoperte. La bellezza delle sue parole deriva dalla bellezza della natura e dalla sua capacità di osservarla con occhi e occhiali speciali: quelli dell’appassionato e dello studioso. Il giovane Piero sapeva apprezzare le piccole cose come sanno fare solo i grandi; riconoscere un fiore e chiamarlo per nome e stabilire un dialogo come si fa tra persone. E’ questa la sua grandezza. Il desiderio di conoscere,  recependo in pieno gli insegnamenti ricevuti senza perdere il gusto della propria esperienza che nel contatto con la natura raggiunse livelli altissimi, un primo della classe in ogni campo.

Egli sapeva ascoltare la voce degli uccelli nei primi giorni di primavera, quel canto unico proveniente da ogni angolo della ‘sua’ campagna fino a formare una corale armonica.

E poi l’erbario in età giovanile così autentico e prezioso, catalogato con l’abilità di un pittore per farne un dipinto reale, quasi a dimostrare l’origine dei colori sulla tavolozza della vita. Colori diventati poi parole per poesie, fiabe e per l’umanizzazione del diritto che appartiene in maniera univoca all’opera di Calamandrei, ormai celebre nei suo scritti e nei suoi discorsi di enorme spessore civile e culturale.

Non a caso, anche la pittura è presente tra le passioni dell’insigne giurista a completare il quadro di un intellettuale eclettico dotato del grande dono di coniugare arte e natura; quasi a dimostrare che ciascuna presti la sua fonte all’altra. Come non pensare all’espressione “fonte del diritto” per indicare la similitudine  tra la produzione di norme giuridiche e lo sgorgare dell’acqua da una sorgente?

Di tutto questo impatto ‘naturale’ risente la formazione di Calamandrei: eccellente giurista dall’eloquio elegante e ricco di elementi naturali che consentono alla lingua di divenire inchiostro speciale per trasformare la penna in un pennello, dipingendo parole da incorniciare. E così i suoi discorsi resistono allo scorrere del tempo per una forza, appunto, naturale e per la sapienza nello scegliere immagini perfette per la descrizione di un caso dal più piccolo al più grande.

Codici e rose: codici che rappresentano le regole, la giustizia nel diritto, norme ordinate e raccolte. Rose come emblema della giusta misura, della proporzione di un fiore, petali così unici da essere ammirati quale arte della natura che sublima i suoi frutti, come geometria delle forme perfette e grammatica floreale. Calamandrei è tutto questo e come una rosa rappresenta la perfezione delle cose, l’eleganza dello stile e il profumo di una moralità esemplare come aria pulita che diviene respiro ampio nella comprensione dell’ordine elementare della giustizia.

Sulla bilancia, raffigurata nella sua opera monografica Elogio dei giudici scritto da un avvocato, Piero Calamandrei attribuisce alla rosa un peso maggiore del codice perché – come ricorda Francesco Cocozza nella postfazione al testo di Roncarati e Marcucci  –  “se la giustizia deve funzionare con attenzione per le condizioni umane , la logica interpretativa delle regole giuridiche deve essere adoperata in modo che la bilancia che la giustizia simboleggia penda dalla parte della rosa“.

Antonio Capitano

ndr. l’articolo è stato pubblicato nel blog dell’autore su Il fatto quotidiano. La redazione ringrazia l’autore

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