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Dieci libri per l’estate. A insindacabile giudizio

   Tempo di lettura: 7 minuti

Agosto è alle porte, i fortunati che ancora possono godersi un po’ di ferie forse troveranno il tempo di leggere qualche buon libro. Anche per distrarsi dai problemi della loro vita quotidiana o, meglio ancora, dalle tragicommedie della politica italiana. Ci siamo dunque permessi di consigliare dieci volumi fra quelli più interessanti, a nostro sindacabile giudizio, usciti negli ultimi mesi. Abbiamo cercato di accontentare gusti ed interessi differenti, ma ovviamente non vale con noi la formula “soddisfatti o rimborsati”.

Chi ama la vacanza alternativa ma è troppo pigro per affidarsi ad agenzie come “avventure nel mondo” può viaggiare con la fantasia anche steso comodamente sulla sdraio o sul divano di casa leggendo Luoghi selvaggi di Robert Macfarlane (Einaudi). L’autore, alpinista e collaboratore della Bbc, ha visitato isole, vette, brughiere e foreste inglesi, scozzesi ed irlandesi alla ricerca dell’ambiente selvaggio, il più possibile incontaminato dalla presenza umana. Poiché Macfarlane, alla fine delle sue peregrinazioni, ha dovuto ammettere che spesso il selvaggio si trova semplicemente ai bordi della civiltà e non esiste luogo privo di una minima traccia culturale, il lettore sarà incentivato a fare lo stesso guardando uno scoglio, un cespuglio di parco cittadino, un’aiuola d’autostrada come se non li avesse mai visti.
Chi invece cerca l’avventura totale del genere fantasy può dedicare il suo tempo libero all’ennesima (francamente abbiamo perso il conto dei suoi libri) fatica di Terry Brooks: L’ultimo cavaliere (Mondadori). Brooks è forse il miglior allievo di Tolkien, ma il mondo della sua saga non è situato in un passato lontano. Dopo guerre devastanti che per noi sono il futuro, gli uomini hanno perso la tecnologia e si sono ritrovati in compagnia di troll, elfi, gnomi, nani e demoni. Questi ultimi da combattere con spade, coraggio, magia druidica ed angelica. Molto distante dal relativismo della cultura contemporanea, lo scrittore americano crede nell’esistenza di Bene e Male e nella netta differenza fra l’uno e l’altro. Il libro, come al solito scritto con maestria, può essere letto da chi non si è perso gli altri episodi della saga di Shannara come dal neofita.
Agli appassionati del fantasy nella sua declinazione “urban” (cioè vicende ambientate nella nostra realtà quotidiana ma sconvolte dall’irruzione del fantastico) consigliamo vivamente il promettente esordio di Giulia Besa, Numero sconosciuto (Einaudi). Si racconta di una ventenne romana che riceve sms da fonte ignota che le ordinano di combattere contro le divinità greco-romane, incarnazioni delle più feroci passioni umane. Besa scrive con stile avvincente e disinvolto, e riesce anche a dire cose non banali sul trascendente e sulla morte. A noi non sembra roba da poco.
Se invece di rischiare con un esordiente volete andare a colpo sicuro con un nome già affermato, comprate senza indugi l’ultimo romanzo di Aurelio Picca, Se la fortuna è nostra (Rizzoli). Negli ultimi anni a casa nostra non troviamo altrettanta forza nel mettere in parole il dolore, il sangue, la terra, la stirpe, il legame fra vivi e morti e l’amore per la vita passata e presente. Finito il libro, scoprirete di venerare ancor di più i vostri nonni.
Se c’ancora qualcuno disposto a leggere poesia dovrebbe procurarsi Ogni donna ama un fascista di Gemma Gateani (Vallecchi). Il titolo non allarmi troppo, trattasi di verso di Sylvia Plath. Le poesie della Gaetani compongono un “diario antimoderno” di una donna che non vorrebbe appartenere ad una contemporaneità in cui i ruoli ancestrali e complementari di maschio e femmina sono stati messi in crisi. Il messaggio potrà non piacere, ma almeno l’autrice scrive poesia comprensibile e potente, non sperimentalismi aridi per esser letta solo da altri poeti.
Chi invece vuole farsi quattro risate può leggere Gesù di Paolo Flores d’Arcais (Add editore). In poco più di cento pagine il filosofo girotondino intende smontare il “sabba di vere e proprie falsità” da lui scovato nei due volumi su Gesù scritti da Ratzinger e dimostrare che il cristianesimo è una religione inventata dai seguaci del Galileo contro le sue reali intenzioni. A parte gli scherzi, il libretto è interessante. Se non altro per rinforzarsi nella propria fede, atea o cattolica che sia.
Ha però voluto la Provvidenza che ogni argomento del buon d’Arcais sia stato demolito da un altro lavoro, che raccomandiamo caldamente, uscito un paio di mesi prima. Ci riferiamo a La guerra contro Gesù (Rizzoli) di Antonio Socci (da noi recentemente intervistato proprio per l’Occidentale). Un saggio serissimo che di argomenti a favore della storicità di Gesù Cristo ne ha da vendere. Tra l’altro talmente avvincente da sembrare un romanzo. Ma anche se d’Arcais avesse ragione e il cristianesimo fosse un maledetto imbroglio, la sua missione civilizzatrice è innegabile. Questa è la lezione di Rodney Stark nel suo A gloria di Dio (Lindau). Anche di questo libro ci siamo già occupati su queste pagine con un lungo articolo al quale rimandiamo.
Gli appassionati di letteratura russa vanno a colpo sicuro con Il bene sia con voi! di Vasilij Grossman (Adelphi). Meno impegnativa per pagine e riferimenti storici del suo classico Vita e destino, questa raccolta di racconti ci regala squarci di “bontà illogica” in grado di sconfiggere il male dell’epoca sovietica. Della suddetta bontà, come è noto, non ce n’è mai abbastanza.
Infine, per celebrare anche sotto l’ombrellone i centocinquant’anni di Unità patria, va benissimo Le mille e una Italia di Giovanni Arpino (Lindau). È una fiaba pedagogica, un piccolo romanzo di formazione in cui un giovane siciliano risale la Penisola fino alla Val d’Aosta per riabbracciare il padre. Il viaggio sarà non solo nello spazio ma anche nel tempo, al cospetto dei grandi uomini che fecero il bene dell’Italia, da Giovanni Verga al Savonarola, da Antonio Gramsci al Beato Cottolengo. Una scrittura incantevole quella dell’autore piemontese scomparso ormai 24 anni fa, che riesce anche a farsi perdonare qualche eccesso di ingenua ideologia. D’altronde era lo spirito del tempo, dato che l’opera fu scritta nel 1961, proprio in occasione del centenario patriottico.
Non ci rimane che augurare buone vacanze e buone letture, anche se è bene ricordare che le vacanze si possono prendere anche dalla lettura. Forse è meglio oziare contemplando il mare, la vetta di un monte, un campo di grano appena tagliato o una via cittadina finalmente silenziosa.

 

Luca Negri per l‘Occidentale [1]

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