Freud era un impostore. Parola di Onfray

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copertinaIn Francia la battaglia dura già da mesi, in Italia invece ha inizio solo adesso, con il lancio pubblico della pietra dello scandalo: si tratta del libro “Crepuscolo di un idolo – Smantellare le favole freudiane”, nuovo saggio al vetriolo del francese Michel Onfray (Ponte alle Grazie editore). L’idolo da buttar giù dal piedistallo è nientemeno che il padre della psicanalisi, Sigmund Freud: un’impresa epica, forse più complicata che far sloggare Gheddafi dalla Libia, cui poteva accingersi solo un filosofo libertario, mediatico, provocatore, amante del ring e della rissa, come Onfray: un intellettuale da sbarco che nel corso di una rapida carriera ha già sistemato il Padreterno (“Trattato di ateologia”) e in blocco la sua stessa materia (“Controstoria della filosofia”).

L’autore ha presentato il suo libro a Roma: spettacolo garantito. Dovunque vada, che si tratti di una lezione all’Università Popolare di Caen (che ha fondato nel 2002), di un’apparizione in televisione o di una conversazione con il pubblico in un caffè, Michel Onfray trova ad accoglierlo folle adoranti e nemici persistenti. Giovane (52 anni) e prolifico (60 libri pubblicati dal 1989 ad oggi), vanta il tasso di denigrazione più alto mai registrato nel mondo parigino della cultura e delle lettere.

Le Accademie lo detestano, e lui risponde sempre per le rime. “Probabilmente sono uno psicorigido: dev’essere a causa degli ideali che mi sono posto e della mia etica, che è molto austera: Ma se mi lasciano in pace sono il più gentile degli esseri umani”, commenta.

Il punto di partenza di Onfray è duplice: da una parte la ferma convinzione che la psicanalisi sia diventata una nevrosi intellettuale con la quale si cerca a torto di spiegare tutto; dall’altra la certezza unilaterale che Freud, non essendo riuscito a costruire una disciplina scientifica basata sulle leggi dell’inconscio, abbia truccato le carte e si sia messo a raccontare delle favole.

Conclusione: la psicanalisi non è una vera scienza, e non può guarire: “A volte capita che produca effetti benefici: ma non più di quanto succeda con l’omeopatia, il magnetismo, la radiostesia, il massaggio dei piedi o l’esorcismo. Sappiamo tutti che l’effetto placebo provoca il 30 per cento delle guarigioni: perchè mai la psicanalisi dovrebbe sfuggire a questa logica?”, ironizza l’autore.

Ce n’è quanto basta per scatenare l’indignazione ed il risentimento dei fans di Freud, che sono milioni, e ben radicati nelle isituzioni culturali. Per capire quanto la ferita abbia colpito in profondità, basterà aggiungere che Onfray accusa il padre della psicanalisi di avere approfittato del suo prestigio per violentare la cognata e un sacco di altre donne, di aver mentito ai clienti facendosi pagare 450 euro a seduta per schiacciare in realtà un pisolino (pudicamente definito “pausa di attenzione fluttuante”); infine, cosa ancora più grave, di aver flirtato col nazismo, col fascismo e con l’antisemitismo…

Il libro non era ancora uscito in Francia che già rullavano i tamburi di guerra: capo della protesta, la storica Elisabeth Roudinesco, che lo ha massacrato con articoli su “Le Monde” e il “Nouvel Observateur”, seguita da Sollers, dalla Kristeva, da Bernard Henri-Levy e in pratica dall’intero establishment delle lettere e della psicanalisi france

di Giovanni Serafini

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