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Paul Auster, Invisibile

   Tempo di lettura: 6 minuti

copertina

Invisibile, l’ultimo romanzo ancora una volta su Brooklyn di Paul Auster, è un libro abilmente e amabilmente tracciato e compulsivamente leggibile. Diversi elementi danno sostanza alle pagine: con alcuni incidenti tipo soap opera, la morte di un paio di uomini con terribili segreti, e poi a seguire: spie, triangoli amorosi, tradimenti, un incesto, un omicidio, un inganno, e una ingovernabile lussuria, tutti temi così perfettamente intrecciati insieme che fuggono dal sentimento esagerato o artificioso. Invisibile è un piacere raro per i lettori: un “pezzo” incredibilmente strutturato di buona letteratura e (pure) per chi vuole leggerlo così, un avvincente thriller, ma anche un bellissimo libro di formazione.

Nella prima parte del libro è raccontata, dal punto di vista di Adam Walker, la storia di uno studente giovane e ambizioso alla Columbia e Rudolf Born. James Freeman romanziere di successo lo troviamo quasi in controcanto mentre seziona il manoscritto a forte connotazione autobiografica che gli ha ha inviato, decenni più tardi il suo vecchio amico del college e malato terminale di una gravissima malattia, non senza sorpresa e a conferma del fatto che molte cose scritte nel libro sembrano riconoscibili dai principi che lo muovono e ai tempi in cui James finisce con il riconoscersi.
La storia nella parte finale si rivela al lettore attraverso il diario di Cecile Juin, una donna francese che si innamorò di Adam da ragazza.
Nel frattempo…
c’è una promessa di incontro e delle lettere che guidano Freeman alla lettura non senza qualche sgomento. Si narra la storia di Born benefattore di una fanzine letteraria che potrebbe risolvere i non pochi problemi economici del giovane Adam saltati per aria dopo la passione scoppiata tra il giovane universitario e Margot, la sua compagna.
C’è il paradossale perdono del tradimento nei confronti di Adam e la cacciata di casa di Margot, la giovane amante francese di lui.
C’è un fatto di sangue molto grave che non vi svelo per non rovinarvi la lettura. E molte altre cose ancora, compreso un trasferimento in Francia e il ritrovamento di Margot la giovane amante rifiutata dal Born che sembra essere uscito da un romanzo giallo alla Le Carrè.
C’è ancora Born che sembra inseguirlo anche a Parigi dove Adam si è recato per una borsa di studio.
C’è pure Gwyn la sorella di Adam: vi sorprenderete a leggere di questa passione fraterna.
Insomma, un sacco di cose.

Questi piani narrativi in continuo cambiamento potrebbero offuscare e non illuminare la trama centrale del romanzo. Non c’è pericolo: tutto torna. Invisibile è ricco di ironia drammatica che è un piacere leggerlo.
C’è questo strano gioco del protagonista che legge e interpreta il libro arrivato e il Paul Auster che da scrittore confeziona i suoi temi ad alta densità.
Il romanzo che Freeman legge sembra contenerli e non renderli facili. Qui si giocano alcune questioni letterarie di approccio, di tecnica di scrittura, e su come raccontare una storia in modo esplicito dominando la narrazione. In una lettera a Walker sul tema del blocco dello scrittore, Freeman scrive: “Il tuo approccio è sbagliato, scrivi il testo in prima persona” e Adam risponde in una successiva risposta: “Scrivendo su di me in terza persona, mi sono soffocato e reso invisibile me stesso, rendendo impossibile trovare la cosa che stavo cercando”.
Questo è rilevante per la trama del romanzo, ma è anche una grande lezione di scrittura. Freeman sostiene (e presumibilmente Paul Auster crede) che gli scrittori devono avvicinarsi al loro soggetto su un pendio, il tema, il soggetto, il suo protagonista. Parlare in prima persona e andare diritto al dunque rende invisibile la trama. Dice proprio cosi Adam/Paul.
Un quadro chiaro a diapositive che svelano a poco a poco la trama al suo soggetto da angolazioni diverse. Appunto. Proprio come Paul Auster stesso fa con tanta abilità.

In una intervista di qualche tempo fa gli è stato cheisto: Come mai scrive una storia di formazione dopo aver superato i sessanta anni? «E’ una storia scritta a cavallo tra il 2007 e 2008, il quarantesimo anniversario del biennio 1967-1968, un momento fondamentale. Avevo vent’ anni come Adam e vedevo intorno a me l’ estate dell’ amore e la guerra dei sei giorni, il Viet-Nam e l’ omicidio di Bob Kennedy e Martin Luther King. Il libro nasce dal ripensamento, spesso amaro, di quegli anni». Quanto c’ è di Paul Auster in Adam Walker? «Ci sono certamente alcuni elementi superficiali, ma credo solo quelli. Ogni scrittore utilizza dati personali, la propria memoria e la propria esperienza»
Le domande dell’uomo sulla responsabilità, sul senso di colpa, sull’innocenza, il tradimento, l’invecchiamento, la morte, e per l’esaurirsi del tempo, comunicano attraverso la narrazione lo stato d’animo dello scrittore: questo è un fatto. Invisibile è letterariamente complesso e ancora una volta la prova di cambio di passo dal punto di vista linguistico del suo autore con grande contenimento emotivo.

Un libro fantastico, potete credermi.

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