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Cometa e bugie dopo venti anni di Marco Valenti

   Tempo di lettura: 4 minuti

L’amore, quello sentimentale, assume infiniti aspetti, si evolve in modi ogni volta diversi, e nessuno di noi sa capire se sono giusti o sbagliati. E poi in nome di cosa? Con quale criterio? Esiste un modo corretto, sicuro, per permettere a una relazione di crescere e durare nel tempo? Quanto ci spaventa l’amore vero? Leggendo il romanzo Cometa e bugie dopo venti anni queste domande scaturiscono spontanee assieme a tante altre. E non importa che tu abbia letto Cometa e bugie, perché questo non è un sequel, piuttosto un’esperienza che si interseca al racconto da cui ha avuto origine.

 

Ma tornando alle domande, e alla storia raccontata nel libro, quel che accade ai vari personaggi dimostra con evidenza che troppo spesso commettiamo sciocchezze in nome dell’amore. Che ci cambiano la vita, a volte radicalmente. Quasi sempre in peggio. Ma non tutti gli uomini e le donne che popolano la storia capiscono subito che stanno percorrendo la strada sbagliata, anzi alcuni pensano di avere fatto la scelta migliore, salvo accorgersi troppo tardi dell’errore, quando ormai non ci si può più mettere riparo: un suicidio, la fine di un matrimonio, un crimine. 
“Ci fu chi mentì sapendo di mentire e chi pensò di dire la verità, chi iniziò e chi finì, ci fu chi restò e chi andò via, poveri cuori spaccati dal caso o dalla vita, ci fu chi resse a chi mentì e certamente chi non resse, e da allora mentì per lungo tempo al proprio specchio, e specchi che si ruppero e sette anni di guai, e vita e morte, e casi della vita e situazioni diverse e vite a caso.
Ci fu chi mentì sapendo di mentire e chi sperò di non mentire, chi lo volle e chi ci si trovò.” Ed è così vero, anche nella vita reale. Quante volte ci raccontiamo bugie perché ne abbiamo bisogno? Abbiamo bisogno di trovare risposte a qualcosa che è talmente al sopra della nostra capacità di comprensione da spingerci a cercare un capro espiatorio, una scusa che giustifichi gli eventi.

Come la cometa del 1997. Come, nella nostra attuale situazione pandemica, la tendenza in cui cadiamo prima o poi tutti di ascrivere al virus fatti e conseguenze che con esso non hanno nessun legame. Ma – come scrive Valenti – “Le cose sono come sono e non basta dipingerle per cambiare loro il nome. Succedono. Accadono e basta, e tanto più sono vere quanto più a comandarle è l’anima piuttosto che la mente.
A volte ci si fanno i conti. Ora ci si può girare intorno quanto si vuole, prendersi in giro e falsificare la verità ma, se è vero, come è vero, quel che è vero, la realtà è la realtà e le cose sono – a prescindere da tutto – come sono: a volte lo scopri e quando lo sai ci si fanno i conti. Perciò c’è pure chi non vuole saperlo e chi non lo saprà mai. Vada come vada il cuore è un grido, è pazienza infinita, è di costanza e di dolore, è di gioia e di costruzione, è un tessuto prezioso.
Per fortuna o purtroppo, per fortuna e purtroppo, tutto il resto è banalità del caso: più o meno attrezzati, ci si fanno i conti. O prima o poi.” Una scrittura di carattere e ricca di ritmo per un romanzo che dipinge con ironia puntuale uno spaccato dei nostri anni più recenti, dissezionando con sincerità i rapporti personali e tutto ciò che ci orbita attorno.

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