Tradito da due disertori, infatti sarà fucilato assieme a Kamdam. Dopo 'L'amico di Stalin' vincitore del premio Cuneo, Nereo Laroni, consigliere regionale del Veneto ed ex sindaco di Venezia, col romanzo 'Il profumo dell'erba', si conferma scrittore dalle forti connotazioni umane e sociali, trovando un'esemplare sintesi tra lo sfondo naturale delle steppe asiatiche e i fatti devastanti della storia, per lanciare il suo il messaggio antitotalitario di libertà. Un elogio appassionato e coinvolgente. E in questo viaggio, narrando una storia d'amore e morte, come contaminato da una venezianità senza frontiere, segue il filo d'Arianna delle avventurose piste tracciate da Marco Polo con la preparazione dello studioso che conosce l'evoluzione politico-istituzionale di un'area complessa e inquieta come l'ex Unione Sovietica. Tra lacrime e sangue, in un intreccio di culture che oggi appaiono sempre più vicine all'Occidente globalizzato, là dove si incontrano turchi e slavi, mongoli e cinesi, Laroni ci racconta la storia del partigiano anticomunista Amagheldy e della sua famiglia, con un finale 'apocalittico' a sorpresa che riguarda il figlio Kudai, ricco esule in America e il cui ritorno in patria 'per annusare il profumo dell'erba' sarà fulminante. Giuliano Ramazzina