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Sarah Perry, Il Serpente dell’Essex

   Tempo di lettura: 9 minuti

E’ il 1893 e il vecchio Seaborne muore, lasciando soli la giovane moglie Cora e il figlio Francis. Mentre le campane di Londra suonano a lutto, Cora non finge di essere triste. Non sa ancora cosa fare della sua nuova libertà, ma la brezza dell’Essex la chiama: hanno appena scoperto dei fossili a Colchester e lei è appassionata – in linea con la moda dell’epoca – di naturalismo e paleontologia. Un vecchio cappotto maschile e stivali comodi vanno benissimo per immerge le mani nella sabbia bagnata: Cora vuole scavare, scavare… scavare alla ricerca di tesori.

 

A Colchester gira voce che una creatura mostruosa abiti la laguna e sia responsabile delle disgrazie che da un po’ di tempo si abbattono sulla comunità, ma più che credere a una punizione divina, il dio Darwin che abita in Cora spera in un fossile vivente sopravvissuto alle ere geologiche. L’arrivo della donna porta al villaggio la freschezza e lo scompiglio della primavera. Cora stringe amicizia soprattutto col reverendo Ransome, pastore in lotta contro la superstizione che sta avvolgendo i parrocchiani. L’incontro si colora subito del confronto tra due visioni che si attraggono e si respingono al tempo stesso. Assieme a loro, tutti i personaggi verranno portati a scavare alla ricerca del serpente dell’Essex ma soprattutto alla ricerca di se stessi, della loro ragione divina, del loro divino irragionevole e soprattutto del senso su cui hanno fondato le loro vite. Le passioni umane diventano così terreno per un dialogo fra fede e ragione, passato e modernità, natura e cultura, amore e disamore. Cosa si nasconde nelle sabbie di Colchester? Gli abitanti troveranno la misteriosa creatura? Raggiungeranno the core – il cuore – il senso delle cose e la giusta via da seguire?

Nel 2017, Il Serpente dell’Essex ha segnato lo straordinario debutto di Sarah Perry sul panorama italiano. Si tratta però della seconda opera della scrittrice inglese (la cui casa editrice ha già annunciato l’uscita di un terzo romanzo). After me comes the flood è infatti il vero debutto della Perry, datato 2014 e non ancora tradotto nella nostra lingua nonostante sia un capolavoro di calma apparente, delicato stile gotico e riflessione sulla natura multiforme dell’amore.

Il Serpente dell’Essex è invece un romanzo di ambienti storici, lettere scritte a mano, voci che si alternano e si rincorrono. Sarah Perry lacera il confine tra l’epoca vittoriana e la nostra contemporaneità. E’ uno dei suoi intenti dichiarati quello di strappare di dosso al periodo vittoriano i suoi cliché stantii, soprattutto riguardo le donne. I personaggi che orbitano intorno a Cora sono infatti vivissimi. C’è Luke, il giovane dottore ambizioso che ci permette di gettare uno sguardo sullo stato della medicina nel momento in cui si eseguirà la prima operazione a contatto col cuore umano. C’è Martha, bambinaia e socialista dedita al problema dei poveri e degli alloggi londinesi (problema su cui Sarah Perry ha svolto un’approfondita analisi storica). C’è Francis, bambino autistico e simbolo di un’anti-ragione che per prima comprende l’essenziale. C’è Stella, moglie del reverendo Ransome: malata di tubercolosi, eterea e così bella da essere reclamata da un Mondo Altro. Stella è a mio parere il personaggio in cui Sarah Perry raggiunge l’apice della sua grazia. Stella che rappresenta la Grazia stessa, tanto evanescente quanto imprescindibile: una Grazia che il paese attende come la marea. Il personaggio minore di Stella è anche l’occasione per una delicatissima riflessione sulla malattia e il suo legame con la personalità, la psicologia, il pensiero, la poesia e la spiritualità. Un argomento, questo, che si esprime anche nel primo romanzo della Perry e in un celebre articolo [1] comparso sul Guardian nel giugno 2017.

Ci sono desideri incrociati, amori ricambiati e rifiutati. Aiutanti, amici, scorci di realtà storica solo intravista e strade storiche, sociali e politiche, che i personaggi prenderanno chiedendoci se ci interessa seguirli. Soprattutto ci sono destini: piegati, sbocciati, stravolti o infranti sullo sfondo di un’epoca storica così viva da sembrare la nostra. Piccoli uomini e donne giocano a carte sull’abisso e la posta in gioco sono i valori su cui hanno costruito le loro vite. Su questi baluardi patetici ed eroici si infrange la modernità, che appare quasi disturbante nel suo competere col Divino. La fede in Dio, la fede nella tecnologia, la fede nella scienza, la fede nella politica, ma anche la paura del confine sociale, il desiderio, la scelta della libertà, la scelta della convenzione e soprattutto ciò che ci accumuna tutti: il tuffo nell’abisso dei sentimenti. Questi i temi della Perry.

Ho letto Il serpente dell’Essex durante una lunga influenza. Sonnecchiando al buio, mentre la pioggia batteva sul davanzale, mi pareva di sentire la sabbia scricchiolare sotto la suola delle scarpe e sul viso la brezza salmastra dell’Essex. Nei momenti di incoscienza tipici della febbre volevo svegliarmi per leggere. Volevo continuare a scavare e sapere come sarebbe andata a finire. Perché non ero sul divano ma su una spiaggia dell’Essex, accanto allo scheletro di una barca. Là, dove una donna vestita di azzurro si adagiava a dormire tra piccoli oggetti, sotto lo sguardo vigile di uno strano bambino: un sassolino celeste, una conchiglia blu, un biglietto color carta da zucchero. Ero là nella boscaglia, dove una donna di città incontrava un pastore di campagna e lo aiutava a trarre in salvo una pecora caduta in un fiume di fango.

Sarah Perry sa rapire. Mi chiedevo dove mi avrebbe portato una storia così leggera e al tempo stesso così profonda, carica di volontari o involontari riverberi: immagini dalla Bibbia, sensazioni, domande. Cora, il cui nome mi ricordava the core: il centro, l’essenziale, il cuore. Oppure Κόρη, che nel greco antico designava l’ideale “giovinetta” ma anche la dea Persefone, che condivise Adone con la bella Afrodite. Cora Seaborne, Cora portata verso il mare. Il Reverendo Ransome, il cui nome mi parlava di un riscatto da pagare: forse il cambio collettivo, storico e personale della visione di Dio e della vita? E Stella, luminoso astro che si trasformava lentamente in pura luce. Stella, in cui Sarah Perry studiava i meandri della mente umana tramite la poesia.

La Perry è una grande scrittrice. Il suo talento mi rende felice perché la sua età la trasforma automaticamente in una promessa. Cresciuta in una famiglia di rigidissima formazione battista, la Perry si definisce post-religiosa: una persona che non può più abbracciare la fede ma che al tempo stesso non si ritiene completamente razionalista. Nelle sue opere è presente una sensibilità gotica che è impalpabile come il vento dell’Essex. L’acqua è un elemento fisso, così come la riflessione sul divino. Le infinite gradazioni dell’amicizia le interessano di più dell’amore romantico. Soprattutto, sotto la superficie liscia dell’affresco storico si intuiscono insondabili profondità e ciascun lettore può aprire le porte che preferisce. Ogni personaggio è un salto nel vuoto e ogni squarcio di storia sociale può essere da solo il soggetto di interi libri. Eppure, tutto scorre come sabbia bagnata fra le mani di Sarah Perry. Ne emerge semplicemente una storia. Un romanzo dall’aspetto semplice, leggibilissimo, eppure stratificato come il terreno dell’Essex, in cui ognuno può cercare i suoi tesori. Per un attimo si ha persino la sensazione mistica che anche le contraddizioni dell’uomo, nelle mani della Perry, non siano altro che sabbia e vento: “Abbandonati codici, convenzioni e persino il linguaggio, si presero per mano; figli della terra, perduti nello stupore”.


per BookAvenue, Silvia Belcastro

 

Il libro.
Il Serpente dell’Essex,
trad. Chiara Brovelli,
Neri Pozza editore 2017, 9788854514706, 450pp.
euro.18.00

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