Rosso caldo di Patrizia Rinaldi non è così. C’è il meccanismo omicidio, indagine, consegna alla giustizia, ma spesso, molto spesso, molto molto molto spesso, nel congegno vengono gettate delle perle, a volte dei sassolini (meno nobili ma ancora più interessanti con le loro forme, i loro colori, la loro storia nata nel centro della terra e arrivata a noi raffreddata, erosa, spaccata, mescolata, schiacciata, ricompattata…) che fanno fermare per un istante l’ingranaggio. Potrebbe sembrare una colpa, invece è un grandissimo merito perché, invece di precipitarsi con il fiato corto verso la fine del libro senza vedere nulla del paesaggio circostante, il lettore, se vuole, coglie l’occasione di piantarsi piacevolmente su qualcosa di bello, particolare, originale, spiritoso, colorato… da ammirare. Il tutto senza danneggiare la fluidità della storia perché l’autrice è molto abile a gettare fili, lasciarli sventolare, riprenderli al momento giusto riannodando le vicende dei vari personaggi in un unico intreccio. Ma non si limita a questo.
Una delle prime cose che insegnano ai corsi di scrittura è: non raccontare solo ciò che i personaggi vedono, usa tutti e cinque i sensi.
Il cammino di Blanca, investigatrice ipovedente, si serve di tutti i punti di riferimento sensoriali possibili, li mescola e li esalta. Così la sua storia solletica, inebria, punge, amareggia, addolcisce, stordisce, fa tendere le orecchie e immerge totalmente il lettore nella narrazione, come si sta immersi nei sogni. E va oltre i sensi, oltre le crisi, i risvegli, oltre i sentimenti.
I personaggi che si presentano in processione nei primi capitoli sono tutti vivi nei loro dialoghi, nei loro pensieri, nel loro miscuglio di simpatia e sofferenza mostrate ogni volta in modo diverso e mai banale.
Che altro dire? Niente: meglio mettersi da parte e lasciar parlare la storia. Ecco una manciate di frasi prese a caso tra quelle che ho sottolineato come faccio sempre quando trovo espressioni, riflessioni, spunti che mi colpiscono. È solo un misero assaggio considerando che con questo romanzo ho quasi consumato una matita.
«Me lo dici ogni giorno con gli occhi che sono vecchia, che ho le carni appese, che sto per morire».
«Esagerata. Per te le cose si devono ingigantire, le devi dire di cinque taglie più grosse…»
…più che orfana sono una che ha visto l’amore preso a coltellate…
Me lo sono sempre chiesto: ma chi non si dice le cose come stanno campa meglio? Chi non riconosce fino all’ultimo grano l’egoismo suo, che fa da tappeto anche all’azione più nobile, è più scaltro? Alla coltellata nel fianco l’ardua risposta.
Gli accampamenti di ospedali, carceri e roba simile sono tutti al limitare, ben radicati sul danno già accaduto. Lo stesso danno che durante i giorni comuni non vogliamo vedere. Portiamo le mani davanti agli occhi, e quando le mani non bastano accendiamo televisori, sprechiamo parole, ci ubriachiamo di niente, di amori che finiscono, di figli, di insonnia, di carne, di soldi. Alcuni lo hanno saputo dire, tipo Heidegger, che poi ha fatto l’amore con il Führer. Nessuno è perfetto, mettiamola così, e il Daisen è tratto.
INFO EDITORIALI
Titolo: Rosso Caldo
Autore: Patrizia Rinaldi
Editore: e/o
Collana: Dal Mondo
ISBN: 9788866324843
Pagine: 224
Prezzo indicativo: € 16,00 circa
Data di pubblicazione: 11 giugno 2014