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Splendore. Il nuovo libro di Margaret Mazzantini

   Tempo di lettura: 5 minuti

Anticipazione. Da oggi in libreria il libro di Margaret Mazzantini che si annuncia “forte” e bellissimo.

Guido e Costantino nascono nello stesso palazzo, a Roma. Guido abita all’ultimo piano, è figlio unico, la sua mamma è un’attivista molto radicale, sempre presa da grandi battaglie che la tengono lontana da lui, e anche suo padre lavora moltissimo. Le sue giornate dopo la scuola trascorrono in solitudine nella grande casa ombrosa, aspettando per ore il rientro dei genitori mentre la tata di turno stira nella sua stanza. Costantino, invece, è il figlio dei portieri dello stabile.>>

 

Abita nel seminterrato umido, gioca in cortile con una palla sgonfia, ma quando Guido passa davanti alle finestrelle basse del suo appartamento ne sente provenire il profumo avvolgente delle cose buone che sua madre prepara da mangiare, la luce calda di una casa piena di voci. Un giorno, in un momento di rabbia, Guido scaglia dalla finestra uno dei suoi meravigliosi giochi, le tesserine che compongono il mosaico di un guerriero antico. Poco dopo, alla porta suona Costantino: gli riporta il mosaico raccolto in cortile e perfettamente riordinato. Solo, al guerriero manca l’occhio, e resta nell’immagine quella specie di buco muto. Guido e Costantino invece si guardano con diffidenza e attrazione. Ciascuno dei due possiede qualcosa che l’altro desidera e non ha. Ciascuno dei due ha un buco di solitudine da qualche parte dentro di sé.

Splendore nasce dunque da un intreccio di mondi e paesaggi, di commedia e di dramma, ed è un romanzo che cambia forma tante volte, come cambia forma l’amore. Un romanzo che celebra l’amore nella sua libertà, e che nel farlo scortica i nostri pregiudizi, mette a nudo le nostre paure, trova il coraggio di trasformare la vergogna in bellezza. Perché il vero scandalo sarebbe non aver cercato se stessi. E alla fine sapremo che ognuno di noi può essere soltanto quello che è. E che il vero splendore è la nostra singola, sofferta, diversità.

Avremo mai il coraggio di essere noi stessi? si chiedono i protagonisti di questo romanzo. Due ragazzi, due uomini, due incredibili destini. Uno eclettico e inquieto, l’altro sofferto e carnale. Una identità frammentata da ricomporre, come le tessere di un mosaico lanciato nel vuoto. Un legame assoluto che s’impone, violento e creativo, insieme al sollevarsi della propria natura.
Un filo d’acciaio teso sul precipizio di una intera esistenza.
I due protagonisti si allontanano, crescono geograficamente distanti, stabiliscono nuovi legami, ma il bisogno dell’altro resiste in quel primitivo abbandono che li riporta a se stessi. Nel luogo dove hanno imparato l’amore. Un luogo fragile e virile, tragico come il rifiuto, ambizioso come il desiderio. L’iniziazione sentimentale di Guido e Costantino attraversa le stagioni della vita, l’infanzia, l’adolescenza, il ratto dell’età adulta. Mettono a repentaglio tutto, ogni altro affetto, ogni sicurezza conquistata, la stessa incolumità personale. E ogni fase della vita rende più struggente la nostalgia per quell’età dello splendore che i due protagonisti, guerrieri con la lancia spezzata, attraversano insieme.
La voce narrante del protagonista ha la limpidezza poetica, l’ingenua epicità dei grandi inetti della letteratura, s’impenna funambolica, s’immerge tragica e gioiosa nelle mille insenature di questo romanzo che è insieme classico e sperimentale. Un romanzo che cambia forma come cambia forma l’amore. Scortica pregiudizi, ci espone alla vertigine, ci libera. Ha la solitudine, l’audacia, la virulenza malinconica di tutti gli amori non perdonati, che inseguono l’illusione di uno splendore possibile. Un romanzo che non somiglia a nessun romanzo, perché una storia d’amore non somiglia a nessun’altra storia d’amore.
Ma la storia di Guido e Costantino è anche un viaggio attraverso i molti modi della letteratura, un caleidoscopio di suggestioni che attraversa l’archeologia e la contemporaneità… una Roma ventriloqua, lacustre, gli echi della mitologia greca, e una Londra turbìna di stravaganze. Osa addentrarsi nelle pieghe più scomode dell¿amore, che sovrasta gli uomini stessi che lo provano, quello che gli artisti da sempre cercano di catturare perché trova nella propria bellezza la ragione di esistere, al di sopra di ogni giudizio.
Margaret Mazzantini ci affida un romanzo ipnotico, dotato di una luce che ti fucila alle spalle, che avanza con l’urgenza folle e anticonformista di un narratore che rivendica il diritto di trasformare la vergogna in bellezza. Il diritto della letteratura, quello di risvegliarci lasciandoci nello stupore di un fragoroso sogno.
Perché il vero scandalo sarebbe non aver cercato se stessi. E alla fine sappiamo che ognuno di noi può essere soltanto quello che è. E che il vero splendore è la nostra singola, sofferta, diversità.

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