Grandi e piccoli a confronto. La fiction non vende più.

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Grandi e piccoli a confronto. I dati Nielsen a Più libri.
Se il 2010 chiudeva bene per il mercato del libro con un +3,3% a valore e un +3,6% a copie, il 2011 sembra essere tutt’altra storia. Secondo i dati Nielsen Bookscan Italia presentati ieri a Più libri, il comparto libri decresce in questa chiusura di 2011 e anche i piccoli editori risentono dell’andamento riposizionandosi ai livelli del 2009.
Dopo un trend a prezzo di copertina altalenante per la maggior parte del 2011, a partire da metà agosto il mercato ha iniziato a dare segni sempre più negativi fino ad arrivare a novembre a far segnare un calo pari al meno 0,7% complessivo.

Un calo che, a fronte di due canali di vendita stabili (il Web e la libreria), ha la sua ragion d’essere soprattutto nella performance della grande distribuzione che perde rispetto al medesimo periodo dello scorso anno il 4,1%. Stabile la crescita nei canali internet, un dato preoccupante secondo alcuni editori che rilevano come da un canale non ancora maturo come la rete ci si potesse aspettare performance migliori.
Resta stabile il peso dei paperback mentre continua il calo dell’hardcover che a livello di macro generi si evidenzia nel calo del peso complessivo della fiction e in particolare di quella straniera.Crescono invece la non fiction pratica (+0,7%) e i ragazzi (+0,7%).
E i piccoli? Secondo le rilevazioni Nielsen, che considerano piccoli editori quelli presenti a Più libri, anche qui si ripresentano le stesse dinamiche per macro generi. Crescono ancora i ragazzi (+ 8,7%) anche grazie ad alcuni casi editoriali come Il diario di una schiappa del Castoro, mentre il calo della fiction (-9,2%) è probabilmente legata al caso Fazi di Twilight. Togliendo dall’analisi i nuovi grandi, il calo è meno consistente (-3,8).

nota: Forse avevo ragione. Nell’articolo pubblicato in agosto, avevo avanzato qualche perplessità circa la nuova legge sugli sconti convinto, come continuo ad esserlo, che il male non sta nelle azioni commerciali proposte dalle catene librarie, quanto con il fatto che il “nemico” è il prezzo di copertina della trade che ormai supera abbondantemente i 20 euro pur convenendo, in parte, con le analisi proposte dal mio maestro e mentore Romano Montroni, (dò per scontato che chi sta in libreria debba rispondere a determinati codici comportamentali e professionali ma lo sforzo che si deve in termini di formazione lavoro, investe tanto i singoli librai esperti capaci di trasmettere il sapere, quanto e soprattutto le aziende!). Ora: comprendo che il dibattito sul tema, unitamente a qualche mia provocazione, abbia suscitato qualche malumore; ma quando ci si accorgerà che i lettori non hanno più molti soldi a disposizione? Spero che i numeri in grassetto qualche riga sopra aiutino a comprendere che non esiste molto spazio di manovra ulteriore e che è tempo di ripensare i contenuti, l’enorme quantità di titoli messi a disposizione e i prezzi. Ai collleghi librai indipendenti rinnovo il mio invito a riconsiderare l’obiettivo. Accetto le obiezioni ricevute: fanno parte del gioco ma, un conto è il commento di un studente specializzando in lettere, un conto la miopia di certi miei colleghi. mg

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