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Antonio Tabucchi, a un anno dalla morte una lezione sempre attuale

Siccome “la professionalità è tutto”, è venuto il tempo di mettersi davanti al computer e scrivere un articolo: ricordo di Antonio Tabucchi, a un anno dalla morte. Per farlo bisogna dimenticare di aver udito, nel silenzio della mattina, un tumulto da dentro quando – scartando un pacco con la familiare dicitura “Feltrinelli editore” – è saltato fuori “Di tutto resta un poco”, l’ultima raccolta di scritti. Postuma: per questo libro non ci saranno telefonate e nemmeno chiacchiere sulla politica, sui romanzi appena finiti, sugli amici in comune.

Il professore, Fernando Pessoa e il nano.

foto autoreLa sua opera prezioso baluardo per difendere i valori delle idee, della democrazia e della libertà.”Sostiene Pereira” divenne il romanzo simbolo del fronte antiberlusconiano negli anni 90

Diceva di essere in primis un professore universitario, e che la letteratura fosse piuttosto un’arena di sogni, idee, desiderio. Ma con la sua prosa colta, densa, colma di passione civile, sensibile agli sconfitti e ai dimenticati, ha lasciato un segno robusto nella narrativa italiana contemporanea.

 

La morte di Antonio Tabucchi

Antonio Tabucchi si è spento a Lisbona all’età di 68 anni. Era malato di cancro. Tra le sue opere più famose ricordiamo Notturno indiano, Sostiene Pereira e Requiem. Citando la moglie dello scrittore, Maria Josè Lancastre, l’agenzia portoghese Lusa riferisce che Tabucchi era ricoverato all’Hospital da Cruz Vermelha e che i funerali si terranno giovedì nella capitale lusitana. Tabucchi era nato a Pisa il 23 settembre del 1943. Da universitario, negli anni Sessanta, viaggiò molto per l’Europa e fu in quel periodo, durante un soggiorno a Lisbona, che nacque la sua passione per quel Paese e per la sua cultura. Una passione che lo portò a diventare il più grande critico e traduttore di Fernando Pessoa.