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Proust per bagnanti

Alfredo Crepuscolo se ne andava in caffetteria ogni giorno, attorno alle otto, prima di lezione. La caffetteria sta nel cuore del campus e, oltre al caffé, offre di tutto: a ruota si susseguono lo stand di cucina orientale Jin-Jow, vaporoso di odori grassi, e poi Salsarita’s, dove graziose Guatemalteche preparano empanadas e gazpacho, e ancora Papa John’s coi suoi panini farciti di polpette, e via dicendo.Rosa era la manager del Burger King e da dietro il bancone del Burger King istruiva dirigeva confortava i giovani alle sue dipendenze, di solito neri e sudamericani, cuoceva hamburger e avvampava di griglia e friggitoria. Cucinare e servire gli studenti in fila al bancone non era compito suo, ma lo faceva lo stesso, perché le piaceva dire buona giornata agli studenti, che questi la riconoscessero, che la chiamassero per nome. La maggior parte del tempo, però, stava di spalle al pubblico, come un direttore d’orchestra, inguainata nella sua divisa d’ordinanza blu, salvo voltarsi ogni tanto e come prima cosa guardare le scarpe delle persone in fila. Era dalle scarpe che un giorno aveva levato lo sguardo su Alfredo e gli aveva detto: “Tu sei Italiano.”
Diceva che un Italiano si riconosce dalle scarpe.
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E’ sabato mi hai lasciato e sono bellissimo

Ema ha quasi vent’anni, è da qualche giorno che ha finito la maturità, ma non ha la minima idea di cosa farà da grande perché “per cominciare il futuro” c’è sempre tempo.
Si crede Paul Newman o “al limite anche Humphrey Bogart” e ha tutta l’estate davanti per sentirsi bruciare dal sole e vivere intensamente nel suo piccolo grande mondo fatto di partite a biliardo, croissant caldi, asciugamani stesi sulla spiaggia, poesie di Baudelaire e donne dalle gambe lunghissime…