Matto o santo folle?

   Tempo di lettura: 2 minuti

Ogni libro di Ian McEwan è una lettura obbligata, se non altro per godere della sua notevole capacità narrativa. “Solar” è di sicuro un buon romanzo, ma, secondo il mio punto di vista, non è affatto un grande romanzo.
E’ una storia surreale su una delle più gravi minacce al nostro mondo come il riscaldamento globale e, a differenza di qualsiasi suo scritto precedente, è dichiaratamente comico.

Michael Beard è un fisico inglese (vincitore del Premio Nobel) narcisista e donnaiolo abbondantemente sopra i cinquanta, sovrappeso, poco attraente e avido. Uno scienziato con un grande avvenire dietro le proprie spalle, una sorta di personaggio imbarazzante che sparge disordine ovunque vada.

Ha la reputazione di un mangia-soldi, presta il suo nome a rinomate istituzioni scientifiche e, senza troppa convinzione, è a capo (malgrado odi oltre ogni logica la parola “pianeta”) di un iniziativa del governo per combattere il riscaldamento globale.
Donnaiolo incallito, Michael Beard annaspa nel suo quinto matrimonio (che si sta sgretolando sotto il peso della sua infedeltà, ma questa volta è sua moglie ad avere una relazione con un altro e lui si rende conto che è ancora innamorato di lei…) e, appena si presenta un’occasione per districarsi dal suo disordine coniugale e rilanciare la sua carriera (e molto probabilmente salvare il mondo dal disastro ambientale), la prende al volo.

Ma può un uomo che ha fatto della sua vita un pasticcio aiutare davvero l’umanità?

La trama appare sinceramente un po’ forzata anche se i personaggi sono “mossi” come pezzi di scacchi. Con grande precisione, ma con poca passione.
McEwan riesce a scrivere alcune pagine interessanti sul cambiamento climatico e le energie rinnovabili, senza sembrare pedante.
Rivela spesso l’ipocrisia dell’umanità, solleva alcune questioni fondamentali sulla natura umana e sul nostro rapporto con il pianeta, anche se lo fa in modo piuttosto pomposo e strutturato.

La traduzione di Susanna Basso è ottima.

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Per Bookavenue, Marco Crestani

il libro:

Ian McEwan,
Solar, 2010, 339 p., rilegato,
traduzione di Susanna Basso, Einaudi .


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Marco Crestani

"In una poesia o in un racconto si possono descrivere cose e oggetti comuni usando un linguaggio comune ma preciso, e dotare questi oggetti - una sedia, le tendine di una finestra, una forchetta, un sasso, un orecchino - di un potere immenso, addirittura sbalorditivo. Si può scrivere una riga di dialogo apparentemente innocuo e far sì che provochi al lettore un brivido lungo la schiena… Questo è il tipo di scrittura che mi interessa più di ogni altra. Non sopporto cose scritte in maniera sciatta e confusa…"(Raymond Carver)
http://libereditor.wordpress.com/

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3 commenti

  1. Hei Pinelda!, Sapevo sarebbe ripassata da queste parti. La mia risposta è qui: http://www.bookavenue.it/reading-room/item/479-prove-di-risposta.html.

    Michele

  2. Non sono d’accordo. Per McEwan ho un’amore sconfinato e un debito di riconoscenza: devo a lui ed a un suo libro: Bambini nel tempo, l’aver conosciuto (in libreria e dove sennò?) e sposato la donna della mia vita. Facciamo così: lo leggo e poi vi dico. Michele

  3. Sono d’accordo, dopo Espiazione, lo scrittore non è stato capace di produrre romanzi allo stesso livello.

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