Proust per bagnanti

   Tempo di lettura: 3 minuti

Alfredo Crepuscolo se ne andava in caffetteria ogni giorno, attorno alle otto, prima di lezione. La caffetteria sta nel cuore del campus e, oltre al caffé, offre di tutto: a ruota si susseguono lo stand di cucina orientale Jin-Jow, vaporoso di odori grassi, e poi Salsarita’s, dove graziose Guatemalteche preparano empanadas e gazpacho, e ancora Papa John’s coi suoi panini farciti di polpette, e via dicendo.Rosa era la manager del Burger King e da dietro il bancone del Burger King istruiva dirigeva confortava i giovani alle sue dipendenze, di solito neri e sudamericani, cuoceva hamburger e avvampava di griglia e friggitoria. Cucinare e servire gli studenti in fila al bancone non era compito suo, ma lo faceva lo stesso, perché le piaceva dire buona giornata agli studenti, che questi la riconoscessero, che la chiamassero per nome. La maggior parte del tempo, però, stava di spalle al pubblico, come un direttore d’orchestra, inguainata nella sua divisa d’ordinanza blu, salvo voltarsi ogni tanto e come prima cosa guardare le scarpe delle persone in fila. Era dalle scarpe che un giorno aveva levato lo sguardo su Alfredo e gli aveva detto: “Tu sei Italiano.”
Diceva che un Italiano si riconosce dalle scarpe.
…

Tre storie con sottofondo di note dolci accomunate da domande, tante domande. La dignità e l’onore non comuni di Rosa, il suo viaggio alla ricerca di un passato da ritrovare. La giovinezza spensierata e allegra di Alfredo, la sua rivelazione per l’arte e l’incontro inebriante con l’America…

Un libro scritto con amorosa sensualità melodica e con i colori più caldi e impetuosi del virtuosismo.
Un forte vento profumato soffia su tutte le pagine muovendole, agitandole, quasi trascinandole via, al di là della carta, oltre gli intrecci.

In Proust per bagnanti, Emanuele Pettener conferma il suo notevole talento mimetico e ci fa percepire il ritmo inesauribile del racconto. La sua è una scrittura che ci introduce in un mondo sinuoso e curvilineo in cui ogni singola linea si moltiplica portandoci lontano con una semplice e profonda gioia.
E Proust? Cosa c’entra Proust coi Tropici? C’entra, c’entra. Lo capirete leggendolo o, perché no, ascoltandolo. E perché leggere Proust “non è una distrazione dal godimento degli elementi naturali ma un’intensificazione”. Perché “nulla è più compatibile con le sue frasi (avvolgenti come spire di serpente) e con l’oblio (a cui conducono i suoi periodi lentissimi e abbacinanti) di una spiaggia tropicale, possibilmente deserta, sotto l’imperioso sole d’agosto.”

Emanuele Pettener, Proust per bagnanti, Meligrana editore, 2013.

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Marco Crestani

"In una poesia o in un racconto si possono descrivere cose e oggetti comuni usando un linguaggio comune ma preciso, e dotare questi oggetti - una sedia, le tendine di una finestra, una forchetta, un sasso, un orecchino - di un potere immenso, addirittura sbalorditivo. Si può scrivere una riga di dialogo apparentemente innocuo e far sì che provochi al lettore un brivido lungo la schiena… Questo è il tipo di scrittura che mi interessa più di ogni altra. Non sopporto cose scritte in maniera sciatta e confusa…"(Raymond Carver)
http://libereditor.wordpress.com/

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