La figlia del boia

   Tempo di lettura: 2 minuti

Magdalena è orgogliosa della propria famiglia anche se suo padre Jakob e suo nonno Johannes Kulsl sono stati carnefici. Una volta sua madre le aveva raccontato che il padre non aveva sempre fatto il boia, ma aveva partecipato alla grande guerra e poi era tornato a di nuovo a Schongau. Quando aveva domandato a sua madre cosa avesse fatto in guerra e perché preferisse tagliare la testa alla gente lei aveva taciuto e le aveva posato un dito sulle labbra.

Magdalena, che ha ereditato la chioma ribelle del padre, ha vent’anni ed è la primogenita del boia, la “fanciulla insanguinata” che nessuno può toccare e alle cui spalle la gente mormora e ridacchia. Sembra che la sua vita sia già predestinata. Avrebbe sposato il boia di un’altra città, perché le famiglie dei carnefici si imparentano sempre tra loro…


La figlia del boia è un thriller storico ambientato poco dopo la Guerra dei Trent’anni nella città bavarese di Schongau. Un libro non comune che cresce, mano a mano lo si legge, per intensità emotiva e afflato drammaturgico. 
Pötzsch, molto bravo in questo suo esordio narrativo, analizza minuziosamente la società tedesca del Seicento e fa davvero sentire l’atmosfera sinistra e inquietante che si respirava a quei tempi.
Sono abbastanza evidenti, in diversi punti del romanzo, certi influssi di autori come Robert Harris, Dan Simmons, ma anche di Tolkien, Terry Pratchett e di Fritz Leiber.

Oliver Pötzsch ha lavorato per anni come sceneggiatore per la Bayerischer Rundfunk. E’ egli stesso un discendente dei Kuisls che sono stati per trecento anni la dinastia boia più famoso della Baviera.

Oliver Pötzsch, 
La figlia del boia , traduzione di Alessandra Petrelli, Neri Pozza, 
2012.

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Marco Crestani

"In una poesia o in un racconto si possono descrivere cose e oggetti comuni usando un linguaggio comune ma preciso, e dotare questi oggetti - una sedia, le tendine di una finestra, una forchetta, un sasso, un orecchino - di un potere immenso, addirittura sbalorditivo. Si può scrivere una riga di dialogo apparentemente innocuo e far sì che provochi al lettore un brivido lungo la schiena… Questo è il tipo di scrittura che mi interessa più di ogni altra. Non sopporto cose scritte in maniera sciatta e confusa…"(Raymond Carver)
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