Da questa parte, gente! C’è Jonathan Franzen, Purity

   Tempo di lettura: 11 minuti

Beh!, l’uscita di un nuovo romanzo del più amato scrittore americano contemporaneo, carica di altrettante grandi attese anche i lettori da quest’altra parte dell’oceano.
Il fatto poi che Jonathan Franzen stia sulle scatole a un sacco di gente -non a torto aggiungo- non è un caso: ha un carattere sprezzante dovuto alla consapevolezza di essere tra i grandi del firmamento letterario americano e mondiale. Cosa che gli ha consentito di mandare letteralmente a quel paese, prima un padre sacro della letteratura come Philip Roth e non ultimo anche Oprah Winfrey utilizzando, in questo caso anche frasi ingiuriose se non addirittura corrive, della serie: “saiiltuobelprogrammamucolodoveloinficco?”

Viene quasi naturale, quindi, prenderlo in antipatia come ho fatto io ma, quale che sia il vostro ri-sentimento, le attese sono tutte ripagate dalle 600 e più pagine di Purity, il nuovo romanzo pubblicato da Einaudi (e chi sennò?) e che ribadiscono un fatto sul quale siamo tutti d’accordo: il grande talento di questo romanziere.

Libertà rimane il libro preferito dalla stragrande maggioranza dei suoi lettori e manco a dirlo, del sottoscritto, anche se Correzioni, pubblicato il 2001, è il libro che l’ha reso celebre in tutto il mondo e raccolto un grandissimo consenso da molti autorevoli commentatori, giornalisti e critici. A guardar bene, gli stessi che non hanno badato a spese nel tessere le lodi questo “grande” romanzo, dove per grande, è inteso al pari dei nomi tutelari che vigilano il laboratorio di scrittura di questo gigante della letteratura: parlo di Tolstoj ma anche di Dickens a vedere bene la storia della studentessa/protagonista. Ci torno subito non prima di aver dato di conto anche chi non è proprio corso a strapparsi i capelli. Anzi.
Con un certo puntiglio qualcuno ha avanzato che la sua auto-indulgenza finisce con il fargli scrivere un sacco di sciocchezze (R.Gay per il NYTimes) riconoscendo, tra le altre cose, un certo disprezzo dell’autore verso la quasi totalità dei suoi personaggi. Per la cronaca; il collega più illustre dello stesso giornale, Kakutami, lo ha invece applaudito.
Dai noi, Gianni Riotta non è andato troppo per il sottile; nel suo articolo sulla Stampa salutando l’uscita del libro ha detto riferendosi al carattere dell’autore, mischiando la lettura del romanzo a quella delle cronache sulle primarie presidenziali 2016: “verrebbe proprio da dire – absit iniuria verbis – che Franzen è il Donald Trump della letteratura, intento a squassare ogni canone vigente e parlare direttamente al popolo”; ma ha aggiunto: “Franzen ha scritto un bellissimo romanzo, di cui vi raccomando la lettura”. Della serie “e chist va p’chill” a dirla con il Marchese di Caccavone; cosi non ci si sbaglia. Il paragone elezioni presidenziali/recensione del libro non mi ha fatto saltare dalla sedia, non fosse che del caratteraccio di Franzen si sà.  WOW!

Pip-Purity, lo avrete già letto da qualche altra parte, è una neolaureata alla ricerca di una stabilità economica che soddisfi la restituzione del debito d’onore contratto per portare a termine gli studi. Figlia di una ex hippy fuori di testa, testarda e prepotente non ha mai saputo nulla di suo padre.

Con mano sapiente Franzen traccia i suoi personaggi man mano che la storia procede. Tocca quindi ad Andreas Wolf il tedesco creatore di un progetto simile a Wikileaks chiamato Sunlight Project con sede in Bolivia. L’occasione per Pip è di lasciarsi alle spalle tutto questo per accettare uno stage che rappresenta molto di più che un’occasione di lavoro retribuito. La ragazza trova successivamente il modo di collaborare con una rivista di Denver dove un gruppo di persone sembrano essere coinvolte in un affaire affettivo molto complicato: Leila, una giornalista premio Pulitzer, il marito Charles, uno scrittore con un discreto successo,  Anabel editore della rivista e Tom amante di Leila. Questo triangolo è molto interessante e riceve nel romanzo molta attenzione pur non essendo il punto centrale della storia.

Franzen è disposto a mostrare al lettore quanto conosce i suoi personaggi le cui storie individuali sono, a volte, molto più convincenti di quanto le circostanze in cui gli stessi si trovano. I diversi livelli di lettura per altrettante storie individuali s’intersecano in molte connessioni tra Pip, la madre, Andreas, Tom, Leila e Charles.

La storia personale di Andreas è legata a quello che accadde nel gennaio del ’90 con l’assalto alla sede della Stasi e un delitto di allora. Due mesi esatti dopo l’abbattimento del muro.

Franzen volge lo sguardo all’indietro solo per offrire una critica della modernità e il modo in cui viviamo oggi. Per l’autore questa idea dell’individuo sempre connesso è scambiata per un’arte masturbatoria per l’uso che se ne fa. Come non essere d’accordo, accidenti! Ne ha pure per il femminismo; ben lontano da inseguire nuovi obiettivi per l’epoca corrente, il pensiero femminista è ridotto nel perimetro del suo debole dibattito da donne molto arrabbiate per la consapevole accettazione della povertà di mezzi dialettici a disposizione e per l’esaurimento dell’azione propulsiva verso nuove forme di emancipazione di genere. Due miserie in un corpo solo a dirla con Giorgio Gaber. Mamma mia quanto manca in questa epoca di passioni tristi! L’autore prende atto di come la nostra contemporaneità sia più sotto osservazione di quanto fosse la DDR ai tempi dell’assalto alla Normannenstraße. Siamo spiati, gente. Dalla sera alla mattina.

E mentre rischiamo di scambiare il romanzo di Franzen per un libro sul nostro tempo o per una bella spy-story alla Le Carré, facciamo una bella scoperta: alla fine sapete con cosa abbiamo a che fare? Con uno straordinario romanzo con un bel tema: quello della ricerca degli affetti famigliari.

Non che i genitori facciano una bella figura nel libro. Lo sguardo dell’Autore è severo se non addirittura spietato nei loro riguardi. Quando non sono assenti, vedi il padre di Pip, rasentano l’inutilità; spesso sono fuggitivi, litigiosi, più spesso malati di mente, psicolabili o peggio, e destinati a fare del male e/o a subire una brutta fine e con un’unica eccezione nel libro, quello di Leila madre decente che, in realtà, è una madre mancata, senza figli.

Badate bene. Non cascate nella trappola degli innumerevoli flashback dell’autore sulla guerra fredda. Tra l’altro, la ricerca della bomba atomica perduta (o semplicemente rubata in una base in Texas) sulle cui tracce si è messa la giornalista Leila. Non è una spy story! Questo è un romanzo sull’amore famigliare!

Volete ancora un esempio? Eccolo qui…

Pip alla fine del romanzo riesce a trovare suo padre e a riportarlo a casa da sua madre, sia pur sperandoci, non tanto per permettere loro di perdonarsi se non addirittura di ritrovarsi ma per quell’ esercizio che rende le persone degli adulti veri. Quell’esercizio, cioè, di andare oltre i nostri fantasmi non fosse che per la possibilità che ci diamo di fare i conti e di toglierci di dosso la zavorra del passato. Siamo consapevoli a tal punto da sottoporci a un tale sforzo?
Che altro posso dire?, che alla fine mi ha fatto compassione quello scemo di Andreas, carnefice e vittima del suo narcisismo che gli ha impedito per anni di trovare l’unica cosa che conta nella vita, una stabilità affettiva, perduta nella fuga dal suo passato. Forse no; non vale la pena compassionevole per uno così.

Insomma eccolo qui il grande romanzo di Franzen. Se non c’è Dickens qui dentro mi si dica dove altro poterlo leggere. Quale altro autore oggi è capace di altrettanta potenza narrativa?, Nessuno, penso. Neanche il mio amato Roth. A dirla con le parole del mio celebre amico libraio Fabrizio Fides (vedì, Fabbrì?, ogni tanto ti tocca entrare tra le mie righe), mentre l’autore mena il torrone sulla sua celebrità, penso che qualcuno si sia realmente commosso sulla storia di Pip, del padre ritrovato e di quella matta da legare di sua madre.

L’autore può consolarsi sia con il successo letterario/commerciale che quello della critica. Sono certo che le sostanziose vendite del libro al livello internazionale frutteranno all’autore un bell’assegno nonostante il fatto che ogni volta Franzen cerca di entrare in contatto con la sua immagine pubblica finisce con il diventare imbarazzante per la sua inadeguatezza. Dopotutto i media vorrebbero fare solo il loro mestiere.

L’autore di Purity offre un bilancio serio del mondo e del modo in cui viviamo richiamando tutti ad avere più cura degli affetti cercando di non arrenderci alla solitudine e una dimostrazione di come più siamo in connessione – detto in maniera quasi spregiativa- con gli altri, meno sappiamo di noi stessi. Il privilegio di averlo avuto tra le mani è questo in fondo; ma dovremmo buttar via i cellulari, i tablet, i device insomma.

Per Bookavenue, Michele Genchi

Ps.
Grazie, Paola.

fonti:
Matteo Persivale, Franzen, la purezza è impossibile, Corriere della sera
Gianni Riotta, Arriva Purity il nuovo libro di Jonathan Franzen contro tutti, La Stampa
Kristian Nilson, Franzen sessist
Redazione NYTimes, The books we lie about

Jonathan Franzen
Purity
Einaudi
pp,656
trad.Silvia Pareschi

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1 commento

  1. Mannaggia, Mike!, speravo proprio di scansarmi le 600 pagine di Franzen. Ci mancavi anche tu con il mio nome “in mezzo”.

    ff

I commenti sono chiusi.