La scomparsa di Leonard Cohen

   Tempo di lettura: 4 minuti

Il talento di Leonard Cohen è stato leggendario ma la sua musica è venuta solo dopo il poeta e lo scrittore. Sono stata tutto il giorno pensare e pesare le parole con cui salutare il cantante la cui opera ha influenzato gli ultimi 50anni della musica di questo piccolo pianeta pieno di gente. Le parole più immediatamente reperibili nel mio personale vocabolario è annus horribilis. Lo sarà certamente questo 2016 che già si è portato via artisti come Prince e David Bowie. Negli ultimi mesi ho passato quasi più tempo a scrivere obituaries che di musica.

 

Leonard Cohen è stato un visionario tra i più amati e produttivi della storia della musica capace di far cantare il mondo con canzoni come Suzanne e Hallelujah. La sua poesia ha trovato sponde nella musica di altri celebrati autori come lo stesso premio Nobel Bob Dylan ma pure di Paul Simon e di molti interpreti delle sue canzoni.

Dopo la laurea in letteratura a metà degli anni cinquanta, si ritira in un’isola greca dove produce i suoi romanzi e le raccolte di poesie più celebrate: The favourite game e Beautiful losers. La musica arriva solo dopo a NY grazie all’incontro con Judy Collins; siamo alla fine più o meno degli anni sessanta: Suzanne è di quel periodo. I brani di Cohen trovano le proprie radici nella musica popolare europea. E da allora il successo planetario di questo grande della musica è inarrestabile. I riconoscimenti sono la testimonianza dell’impronta decisiva che ha dato alla musica internazionale e all’influenza che ha prodotto. Hallelujah è della metà degli ottanta.

Ad un certo punto sparisce dal mondo. Pur essendo appartenente ad una famiglia ebraica, si ritira in un centro buddhista alle porte di Los Angeles, dove diventa monaco senza abbandonare la fede ebraica; al contrario, ho letto, ha chiesto di essere sepolto vicino ai suoi parenti con il rito di famiglia. Dura sei anni: dal 1995 al 2001. Ricompare con un disco pieno di suggestioni trascendentali: Ten new songsA oltre settant’anni ha fatto il giro del mondo in tour per porre rimedio al furto assai consistente dei suoi averi da parte del del suo manager. Recentemente un articolo di una importante rivista americana aveva rivelato le cattive condizioni di salute del grande artista.

I dischi

Comprate, You want it darker. Potrebbe essere il miglior viatico per chi non lo conosce. E’ un disco enorme.  A parte Hallelujah, Leonard Cohen fa i conti con la sua personale appartenenza alla fede intonando “hineni”, nel brano che dà il titolo all’album, Eccomi in ebraico. Il regalo al mondo di questo disco è una visione, la più intima e spirituale di Cohen ma anche profondamente poetica con uno sguardo potente e romantico alle vite di tutti.

Non ho dubbi che chi lo ama è già in possesso di Songs of Leonard Cohen. E’ l’album più amato dal mio due di coppia del grande cantautore. Oltre Suzanne, già citato molte volte, vi trovate So long, Marianne. Un disco pazzesco.

Personalmente amo di più Songs of love and hate. Un disco pervaso da un senso di “saudade” come dice la lingua portoghese. Una mancanza lacerante, come quella del Cielo degli angeli caduti. Un senso di solitudine pervasiva che si può ascoltare nei brani Blue Raincoat o Avalance.

Non perdetevi, infine,  Various Positions. Vi trovate il capolavoro Hallelujah. Ma anche Closing Time e Waiting for the miracle. Trascendentale e toccante ma sono sicura che lo avete già tra gli scaffali di casa.

 

per BookAvenue, Francesca Schirone

BookAvenue Newsletter

Hey, ciao 👋
Piacere di conoscerti.

La nostra newsletter arriva ogni mese. Iscriviti! Niente pubblicità e promettiamo di non abusarne.

Non inviamo spam! Leggi la nostra Informativa sulla privacy per avere maggiori informazioni.

Articoli consigliati