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Standish, è quattordicenne pieno di “anomalie”: ha un occhio azzurro e uno marrone, non ha ancora imparato a leggere e scrivere, vive con il nonno dopo la scomparsa dei genitori. Forze governative che gettano terrore e morte ovunque, persino a scuola tra i ragazzini, stanno preparando un evento epocale: uno sbarco sulla luna che stupirà e assoggetterà i paesi liberi di tutto il mondo alla potenza della Madrepatria.

 

 

Le atmosfere sono quelle cupe e opprimenti di “1984”, dei romanzi sui ghetti della Seconda guerra mondiale dove i limiti geografici e topografici sono fin troppo evidenti, ma non si riesce più a distinguere il confine del Disumano per l’efferatezza dei tormenti che un homo sapiens riesce ad infliggere agli esseri della sua stessa specie.

“Nonno disse che se l’uomo era abbastanza pazzo da distruggere se stesso, se non altro ratti e scarafaggi avrebbero avuto le poltrone sotto il palco, sarebbero riusciti a godersi lo spettacolo di Madre Natura che reclamava la terra”. Molti capitoli, molto passaggi sono degni del più disincantato romanzo noir, genere che tanto affascina gli adulti, che ne sono i principali destinatari e fruitori. Il noir è il genere della disperazione, la privazione di ogni speranza. Nei polizieschi c’è l’assassino, ma anche un investigatore che lo consegna alla giustizia; per quanto efferato sia il delitto, alla fine il Bene vince sul Male. Nel noir no: l’investigatore, il rappresentante del Bene, può essere corrotto nel senso più ampio del termine, e soccombere al Male (e forse bisognerebbe avvisare qualche aspirante censore di serie televisive che nella letteratura funziona così da una carriolata di decenni). Ma parafrasando quanto scrive Bianca Pitzorno nella sua autobiografia artistica “Storia delle mie storie”, l’unico tabù nei libri per ragazzi, oltre alla noia, deve essere la totale assenza di speranza, perché per quanto scoraggiati possiamo essere noi adulti, non possiamo non concedere alle nuove generazioni il beneficio del dubbio, la possibilità di essere migliori di noi.

Tuttavia la speranza, anche (soprattutto) nei libri per ragazzi, non può essere “buttata a caso”, e tanto meno deve scaturire da un malinteso senso del dovere autoriale, dalla voglia di consolare, edulcorare, indorare la pillola, mostrare una strada facile per uscire dall’orrore. Gli inganni puzzano, e i ragazzini hanno un olfatto potente. Tutto questo me l’ha insegnato qualche anno fa un tredicenne. Durante un mio laboratorio di scrittura creativa alle medie, una parte della classe mi ha chiesto di far finire male la storia che avevamo creato insieme. Le mie resistenze sono state smontate in tre secondi quando un alunno mi ha chiuso la bocca con rabbia: «Nella vita non va sempre a finire bene! Se nei libri finisce sempre bene, allora è una presa in giro!»

Quindi poche storie: speranza sì, ma non prendiamoli in giro.

E Sally Gardner non prende in giro nessuno: la speranza non nasce dal nulla e può avere costi altissimi. Può nascere dalle storie, da quelle vecchie che sanno di leggenda, il Davide contro Golia che Standish afferra da un ricordo, culla dentro di sé fino a farlo diventare la sua strada. Una strada che dura un attimo, perché anche il tempo, quando ha vera importanza, è un minuscolo Davide contro l’Eternità-Golia.

“Il pianeta di Standish” è più di un romanzo. È una sfida brutalmente onesta, dolorosa da affrontare e vincere, anche tenendo conto della straordinaria storia dell’autrice che ha molto in comune con il suo protagonista: dislessica, incapace di leggere e scrivere fino all’età di quattordici anni, oggi Sally Gardner “è una pluripremiata autrice inglese: i suoi libri hanno venduto oltre un milione e mezzo di copie in Inghilterra e sono stati tradotti in ventidue lingue”.

La potenza della sua scrittura (gli onnipresenti “Afidi Verdi” che pattugliano le strade e irrompono all’improvviso nelle case, “l’uomo della Luna” che se ne sta paradossalmente nascosto nella “Via delle Cantine”), dei suoi nomi parlanti, delle metafore (“Aspettammo e aspettammo, finché la notte bucò il vecchio pallone del sole”), va ben al di là del semplice “imparare a scrive”: è addirittura “aver qualcosa da dire”. Merce preziosa.

 

Per BookAvenue, Livia Rocchi

Titolo:   Il pianeta di Standish

Autore:   Sally Gardner

Traduttore: Delfina Vezzoli

Editore:  Feltrinelli Kids

ISBN:  978 88 07 92195 7

Pagine:   206

Prezzo indicativo: € 13,00

Età di lettura: 14 +

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