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“…Eli non riuscì a non farsi prendere almeno un po’ dall’entusiamo. L’inverno prima avevano costruito una pista di ghiaccio in giardino, montando un recinto di legno e utilizzando un telone di plastica che poi avevano riempito d’acqua. Eli non era un granchè ad hockey – non ci teneva proprio a farsi spintonare contro il recinto – ma gli piaceva l’idea di tutto il contorno: la cioccolata calda, fare il fuoco come in campeggio e così via. Abbandonò i fogli in un mucchio disordinato. Si infilò gli stivali ancora umidicci e andò a cercare i guanti….”

Ci sarebbero tanti modi, molti strumenti, innumerevoli argomentazioni per dire che una famiglia omogenitoriale funziona come tutte le altre: a volte alla grande, a volte per niente, sempre in bilico tuttavia, come funamboli su una corda tesa, tra un’idea astratta di famiglia e una famiglia vera, che sperimenta, vive, cerca con passione, dedizione e amore, l’incontro e la realizzazione del bene di ciascuno nel bene comune.

Ma per chi come me si occupa di libri per l’infanzia e l’adolescenza il miglior modo è sempre una storia, un libro, come questo: The Misadventures of Family Fletcher, titolo originale di Quattro ragazzi per un papà. Jason e Tom sono infatti una coppia da molto tempo, e da 11 anni anche genitori di quattro splendide pesti: Sam, poliedrico e istrionico ragazzino di 11 anni, diviso tra l’amore per il calcio e quello per la narrazione da  cantastorie, capace di affabulare folle di ragazzini esagitati; poi ci sono Jax e Eli, 10 anni entrambi, inseparabili nell’istituto da cui provengono e quindi accolti insieme da Jason e Tom: il primo afroamericano, fragile e per questo dotato di antenne speciale che captano e accolgono anche le fragilità altrui, Eli invece è il genio di famiglia, votato al sapere, tutto libri ed esperimenti, che non valgono tuttavia la vita vissuta come avrà modo di verificare lui stesso; e infine c’è Frog (questo in reltà è il soprannome datogli dai fratelli, ma Jeremiah è il suo vero nome), 6 anni, appassionato di animali e di amici immaginari, ai quali dedica posti d’onore e amorevoli cure.

Una storia davvero intensa, bella, nitida, nella quale ad ogni singolo personaggio viene data tridimensionalità, ognuno di loro sviluppa all’interno della narrazione sue personali caratteristiche, che lo rendono unico, speciale e indispensabile alla crescita dell’intero gruppo. Così Sam, il grande, che appare forte, capace, volitivo, agli occhi soprattutto di Jax, ma che poi scopre dentro di sè il germe della vergogna e della paura per il desiderio di recitare, cosa giudicata dal suo gruppo di amici, poco virile, poco adatta a uno come lui. Per Sam ci sarà Jax a difenderlo, e il sostegno della famiglia nella quale vengono ricucite senza cicatrici stereotipate passioni che possono convivere l’una accanto all’altra, prive di un qualsiasi scontro. E poi cè Eli che sceglie una scuola speciale per bambini superdotati e si accorge con dolore e rammarico che quella modalità di apprendimento, che stimola l’antagonismo e la competizione, non è per lui. Farà molta fatica Eli a dirlo a sé stesso prima che agli altri, ma sarà ancora una volta la presenza della famiglia a sostenerlo e a dargli il coraggio di nuove scelte.

Dei due due genitori potremmo quasi non intravedere molto, travolti dagli impegni dei figli, dalle loro crisi di crescita, dall’andare avanti nel loro menage famigliare. Eppure ad uno sguardo più attento appare magistrale il loro lavoro di cura, che si fonda, non solo su un principio di dedizione, ma su un’attenza costruzione della famiglia, legata a rituali ben precisi: la prima foto di inzio anno scolastico, con cui prende l’avvio il libro, la cena speciale per l’ultimo giorno di scuola, la festa di Halloween, preparata con cura meticolosa e coinvolgente; la costruzione della pista di ghiaccio in giardino; le feste religiose, diverse e condivise per dare rispetto alle origini dei singoli componenti della famiglia; il campeggio, sempre nello stesso posto, e nello stesso periodo. Sembrerebbe quasi tutto naturale se non fosse che questi due padri hanno scelto il loro divenire famiglia e per fare si che funzioni hanno ritualizzato momenti che diveranno nella vita dei ragazzi nidi di accoglienza in cui ritrovarsi, darsi tempo per stare senza essere giudicati e senza la necessità comprendere fino in fondo.

Ed è proprio questo essere famiglia che riusciurà a conquistare anche lo scorbutico vicino di casa Sign. Nelson, con cui Jax, nel tentativo di interivistarlo per una ricerca scolastica, entra in relazione, riuscendo a fargli dire, con semplicità e affetto, la verità del dolore per la dolorosa perdita della vecchia madre.

C’è da leggerlo bene questo libro, perchè, anche se a volte appare leggero, semplice, quasi una sit-com, rivela invece nella tessitura profonda, un modo di essere famiglia, non esportabile o replicabile, ma semplicemente desiderato, al di là e oltre ogni convenzione.

Informazioni tecniche

Titolo: Quattro ragazzi per un papà

Autore: Dana Alison Levy

Editore: EDT – Giralngolo

Codice EAN: 978-88-5920-852-5

Formato: 20,5×13,5 cm

Pagine: 259

Prezzo indicativo: € 14,00 cartaceo

Età di Lettura: 10 +

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1 commento

  1. Bello l’articolo Cristiana! La modernità fa paura soprattutto alla politica. Una famiglia è una famiglia: cosa c’è di diverso negli affetti, qualcuno di questi signori deve ancora spiegarcelo.
    E’ di questi giorni la polemica padovana del diniego a Michela Marzano di una sala comunale per la presentazione del suo nuovo libro. Il rettore dell’università ha posto rimedio. La storia si ripete: fa seguito, infatti, al comportamento del sindaco veneziano (suo sodale di partito) che ha messo al bando i famosi 50 libri tra cui quello della nostra Isabella. Questi comportamenti sono distintivi del nostro tempo e della miseria intellettuale di questi personaggi. Michele

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