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E’ stato in quel preciso momento che qualcosa dentro di me si è rotto. Aveva detto, l’avevo sentito bene:”Uno (io) più deficiente dell’altra (la mia mamma vera)”? Ecco, mi possono anche insultare di brutto, ma quando toccano la mia mamma io non ci vedo più e non ce n’è più per nessuno. Mi sono voltato di scatto, ho guardato maestra Adele negli occhi e mi è venuto di dirle, così senza pensarci su: “Tu non ci sei più. Non esisti più. SEI SPARITA.Tu, tutte le maestre e tutte le professoresse del mondo” e le ho fatto una magia che l’ha fatta sparire davvero. E improvvisamente mi sono sentito molto, ma molto sollevato.

 

A volte la scuola può diventare un luogo inadatto per aiutare i bambini a costruire passione, rispetto di sé e degli altri, forza per affrontare con coraggio le sfide necessarie a diventare grande.

 

Soprattutto se ti chiami Tedoforo, hai una “madre finta”, che ti ha abbandonato alla nascita, una “madre vera”, che invece ti ama, ma che è stata anche lei lasciata sola dal tuo “ex padre vero” e infine una maestra, che vede in te e nei tuoi gesti ribelli, sono il segno di un bambino cattivo, piuttosto che invece la voce di un bambino arrabbiato.

Il ragazzino protagonista di questo bel libro non ha nulla di strano, a parte il nome ovvio, che però non ha potuto scegliere, come tutto il resto della sua vita d’altronde, che crede essere un vero schifo.

Per questo ne combina di tutti i colori, per riuscire a trasformare il segno altro della sua specifica identità, in una vera e propria differenza, come una discesa verso l’abisso della provocazione, in una cantilena silenziosa che sembra dire “se sono davvero così, sarò sempre di meno o meglio sempre peggio”.

Gesti piccoli e grandi che non fanno altro che allontanarlo dai suoi compagni di classe, dalla maestra, incapace di vero ascolto, ma soprattutto da sè stesso, trasformandolo alternativamente nello strano del gruppo, nel capro espiatorio di qualsiasi circostanza poco chiara, nell’”elemento difficile”, cui dover trovare un rimedio. Eppure in fondo Ted ha solo una percezione confusa e addolorata della propria esistenza, un magma bollente che sfoga solitario in mille battaglie di pupazzetti delle merendine.

Fino a quando la misura è colma, da una parte e dall’altra. L’insegnante si lascia sfuggire di mano la situazione, non sa trovare una soluzione alla sua personale frustazione di non riuscire a gestire un bambino difficile. E Ted dalla sua viene sommerso dalla paura, per quel limite valicato, dal quale teme di non poter più tornare indietro. Per questo, come fosse una magia, tenta un ultimo disperato atto di sopravvivenza: decide di far sparire le maestre, semplicemente ignorandole, riuscendo per una sola volta a catalizzare attorno a sè tutti i suoi compagni di classe.

Raccontato in prima persona, con una straordinaria sensibilità di percezione del vissuto dell’infanzia, questo libro è un grido di aiuto per tutti quei bambini diversi, ma speciali, che la scuola a volte vorrebbe solo rendere uguali.

In un escalation di situazioni divertenti e esileranti a volte, drammatiche e tristi altre, la storia offre un finale davvero bello, mostrando che forse la prima e più efficace medicina a curare ogni disagio è l’ascolto empatico, la capacità di stare in silenzio di fronte al dolore e alla rabbia dei bambini con storie speciali, per provare, solo dopo, a compatire, cioè a immedesimarsi e a sentire con le stesse fibre del cuore.

Non sempre è facile, o ci si riesce, ma quando accade, come nel libro, si mette in atto una piccola grande rinascita, un nuovo punto di partenza, dal quale sentire che in fondo, uguali o diversi, siamo comunque degni della nostra vita.

Vivamente consigliato anche a genitori e educatori.

Informazioni tecniche

Titolo: Il mio nome è strano

Autore: Alberto Arato – Anna Parola

Editore: Lapis

Codice: EAN 978-88-7874-292-5

Formato: 20×14 cm

Pagine: 162

Prezzo indicativo: € 11,50 cartaceo

Età di lettura: (8)

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