La macchina della morte

   Tempo di lettura: 2 minuti

Cosa succederebbe se con una semplice analisi del sangue fosse possibile prevedere in che modo si morirà? Ryan North, Matthew Bennardo e David Malky hanno lanciato la sfida alla Rete, questa raccolta di 34 racconti sono il risultato.
Cosa succederebbe se una macchina potesse predire in maniera infallibile in che modo una persona morirà, basandosi su un semplice esame del sangue? Come cambierebbe il nostro modo di agire? Saremmo più liberi o vivremmo incatenati a quella sentenza ineluttabile, condizionati in ogni scelta da un destino che può materializzarsi in qualsiasi momento? Saremmo morbosamente attratti da ciò che ci ucciderà o cercheremmo di fingere con noi stessi di non sapere nulla?

Sono questi gli interrogativi che animano i 34 racconti de ‘La macchina della morte’, usciti per Guanda con per la traduzione di Giovanni Garbellini.
Il libro nasce grazie alla trovata di Ryan North, Matthew Bennardo e David Malky, tre giovani scrittori americani che, nel 2005, pubblicano un’interessante premessa sul loro blog ‘Dinosaur Comics'(molto frequentato da scrittori, blogger e fumettisti). L’idea è questa: è stato inventato un congegno in grado di definire, con un semplice esame del sangue, come si morirà. La macchina non fornisce né data né luogo e si limita a erogare un foglietto con il verdetto: “esplosione”, “mela avvelenata”, “facendo sesso con una minorenne”. La macchina non sbaglia mai, ma la previsione può risultare ambigua. La Rete impazzisce per questo gioco e il blog riceve oltre 700 racconti di scrittori esordienti e professionisti da tutto il mondo.
Di questa letteratura ricca e variegata, che spazia tra vari registri narrativi e generi diversi, gli autori-curatori del volume hanno scelto, appunto, 34 storie che indagano il complicato rapporto dell’uomo con la sua ossessione di voler sapere sempre tutto. Una riflessione sulla nostra voglia-paura di svelare anche l’ultimo mistero che circonda la nostra vita e che ci porta soltanto a spingere un po’ più in là i confini dell’incertezza.

 

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La macchina della morte

La macchina della morte

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Cosa succederebbe se con una semplice analisi del sangue fosse possibile prevedere in che modo si morirà? Ryan North, Matthew Bennardo e David Malky hanno lanciato la sfida alla Rete, questa raccolta di 34 racconti sono il risultato.
Cosa succederebbe se una macchina potesse predire in maniera infallibile in che modo una persona morirà, basandosi su un semplice esame del sangue? Come cambierebbe il nostro modo di agire? Saremmo più liberi o vivremmo incatenati a quella sentenza ineluttabile, condizionati in ogni scelta da un destino che può materializzarsi in qualsiasi momento? Saremmo morbosamente attratti da ciò che ci ucciderà o cercheremmo di fingere con noi stessi di non sapere nulla?
Sono questi gli interrogativi che animano i 34 racconti de ‘La macchina della morte’, usciti per Guanda con per la traduzione di Giovanni Garbellini.
Il libro nasce grazie alla trovata di Ryan North, Matthew Bennardo e David Malky, tre giovani scrittori americani che, nel 2005, pubblicano un’interessante premessa sul loro blog ‘Dinosaur Comics'(molto frequentato da scrittori, blogger e fumettisti). L’idea è questa: è stato inventato un congegno in grado di definire, con un semplice esame del sangue, come si morirà. La macchina non fornisce né data né luogo e si limita a erogare un foglietto con il verdetto: “esplosione”, “mela avvelenata”, “facendo sesso con una minorenne”. La macchina non sbaglia mai, ma la previsione può risultare ambigua. La Rete impazzisce per questo gioco e il blog riceve oltre 700 racconti di scrittori esordienti e professionisti da tutto il mondo.
Di questa letteratura ricca e variegata, che spazia tra vari registri narrativi e generi diversi, gli autori-curatori del volume hanno scelto, appunto, 34 storie che indagano il complicato rapporto dell’uomo con la sua ossessione di voler sapere sempre tutto. Una riflessione sulla nostra voglia-paura di svelare anche l’ultimo mistero che circonda la nostra vita e che ci porta soltanto a spingere un po’ più in là i confini dell’incertezza.

 

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