I misteri della Trinacria tra Storia e Leggenda Un libro ‘inquietante’

   Tempo di lettura: 7 minuti

Dalla strage di Ustica all’omicidio di Peppino Impastato, dagli Elimi al simbolo della Sicilia. Un’indagine di uno scrittore, Enzo Di Pasquale, ci guida per mano attraverso i sorprendenti segreti di una terra tutta da capire

Dai misteriosi Elimi all’orrendo delitto politico-mafioso di Peppino Impastato. Dalla tragedia di Ustica all’affascinante simbolo della Trinacria a molto altro ancora. La Newton Compton manda in libreria. Misteri, crimini e segreti della Sicilia di Enzo Di Pasquale (già noto al pubblico per il romanzo, sempre di ambientazione siciliana, Ignazia) che ci regala 281 pagine di alta divulgazione.

Sì, perché, prima di addentrarci nell’analisi dei testi di Di Pasquale, è impossibile fare a meno di rilevare come l’opera tragga la sua forza non solo dai contenuti, ma anche dal ‘contenitore’. Ci spieghiamo. Troppo spesso in Italia siamo stati soffocati tra una divulgazione becera e uno specialismo isterico. Ecco, il libro dell’autore di Castellammare del Golfo (in provincia di Trapani) è rigoroso e divertente al tempo stesso. Da queste pagine si può imparare e si può, nel contempo e per usare un’espressione cara ai nostri nonni, «ammazzare il tempo».

Le pagine dell’autore seguono un ordine storico-cronologico. Proprio il primo capitolo («Una testa a tre gambe») serve a capire quanto sia misteriosa e inquietante (eccezionalmente inquietante) la storia della Sicilia. Giustamente Di Pasquale sostiene come «il primo mistero italiano» sia il simbolo stesso della Sicilia: una «testa a tre gambe priva di corpo, i cui capelli sono serpenti intrecciati con spighe di grano. Si tratta della Gorgone, uno dei mostri della mitologia greca. Le gambe simboleggiano i tre promontori più estremi dell’isola: nella punta ovest Capo Lilibeo, o Capo Boeo, a Marsala; nella punta nord-est Capo Peloro a Messina; nella punta sud Capo Passero a Siracusa». L’autore poi ci dice come il simbolo della Trinacria sia presente anche negli stemmi di famiglie nobili europee: in Francia, Danimarca, Polonia. E in quello di un grande ‘leader’ della Storia: Gioacchino Murat.

Altro capitolo da segnalare riguarda gli Elimi, «un popolo certamente non di origine greca, ma probabilmente derivato da una mescolanza di genti autoctone con popolazioni provenienti dall’Egeo». Il che la dice lunga su come sia un luogo comune la rappresentazione – che molta critica storico-letteraria ha avallato e certificato – di una Sicilia ‘terra di conquista’. E’ vero il contrario. La Sicilia, insomma, come luogo di ‘contaminazione’ tra diverse culture, come evidente risultato dell’unione tra popoli e tradizioni diverse.

Impossibile non sottolineare il capitolo su Peppino Impastato. Siamo in pieno Novecento. Siamo immersi in uno dei capitoli più drammatici del XX secolo. Il giovane leader di Democrazia proletaria viene ucciso perché ‘colpevole’, attraverso i microfoni di una radio di Terrasini (paese in provincia di Palermo), radio Aut, di denunciare i crimini della mafia, i suoi affari, i suoi accordi con il ceto politico locale e nazionale. Il suo corpo dilaniato viene ritrovato sui binari della tratta Palermo-Alcamo. E’ il 9 maggio 1978. Attenzione alla data. Simbolica come poche altre volte nella storia. E’ lo stesso giorno del ritrovamento di Aldo Moro, trucidato dalle Brigate Rosse, in via Caetani a Roma. Inutile ricordare la vicenda. Inutile sottolineare come il delitto di quel giovane di trent’anni che lottava per una società più giusta rappresenti una delle pagine più oscure della storia della nostra repubblica. Inutile mettere in rilievo gli innumerevoli depistaggi messi in atto per deviare le indagini: si disse addirittura che Impastato era morto perché stava mettendo una bomba sui binari e che gli era scoppiata tra le mani. Tutte cose note. Meno nota è invece la storia della casellante. A pochi metri, circa cinquanta, da dove esplose l’ordigno che dilaniò il corpo di Peppino (già ucciso precedentemente: la bomba serviva ad avvalorare l’ipotesi di un attentato finito male), infatti, c’è un passaggio a livello. Bene: mai fu ascoltata dalle autorità preposte proprio la casellante di turno quella sera. Si disse che pochi giorni il fatto fosse emigrata in una località ignota degli Stati Uniti. Non è vero. La casellante viveva a Cinisi. Né mai si mosse da lì (divenne madre di cinque figli), se non per andare a trovare per qualche settimana i suoi parenti negli Usa. Insomma, quella che avrebbe potuta essere l’unica testimone dell’assassinio venne incredibilmente lasciata fuori dalle indagini. C’è da capire perché. Ma, certo, i motivi non sono attribuibili solamente a incapacità investigativa.

Molti altri potrebbero essere gli spunti offerti dal libro. Come la storia di Ippolito Nievo, il grande scrittore garibaldino misteriosamente scomparso, con preziosi documenti sulla spedizione dei Mille, al largo di Capri. Anche in questo caso i dubbi sono tanti. Nievo, infatti, doveva rendere conto a una commissione parlamentare istituita dal governo sabaudo (siamo nel 1860) sulle spese che gli eroi di Garibaldi avevano affrontato durante la liberazione del Mezzogiorno dalla tirannia borbonica. Ebbene, il vascello «Ercole» partito da Palermo mai avrebbe visto le coste di Napoli. Scomparve dopo una tempesta e mai nulla fu più ritrovato.
Oppure, ancora, la scoperta di una misteriosa poesia in endecasillabi in un castello oggi, purtroppo, in totale abbandono: il castello di Inici. Su un muro due amici, Giovanni Gervasi e Fabio Stassi, lessero (e trascrissero nel 1979) questi versi: «1872-1887. Allora un blando sorriso di gioventù/ cospargeva di dolci illusioni il sentiero della vita./ Oggi un amaro sogghigno di esperienza/ mi svela che non a tutti i morti/ è concesso il godere». Straziante. E, anch’essa!, misteriosa. Oggi non c’è più. E’ stata cancellata. Perché? E, soprattutto, chi l’ha scritta? Una feroce delusione di un amore finito chissà come e dove o un’amara riflessione sulla caducità della vita? Chissà. I misteri, come dire, non finiscono mai. E proprio per questo vi raccomandiamo di leggere Misteri, crimini e segreti della Sicilia. Per divertirsi. E per capire come la vita sia sempre una scoperta. Inquietante.

Francesco Ghidetti da quotidiano.net

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