Sporcarsi le mani fa bene

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Non è un libro di elevate pretese letterarie, questo della Rafkin, ma è una simpatica ed intelligente testimonianza, utile per tanti giovani che hanno paura di sporcarsi le mani e rifiutano lavori con una bassa immagine sociale, anche se temporanei.

La Rakfin non si è vergognata, per mantenersi, ad esercitare il dignitoso mestiere di donna delle pulizie e ciò non le ha impedito, poi, di affermarsi come scrittrice e giornalista. Anzi pulire, spazzare, mettere ordine diventa per lei motivo di orgoglio e manifestazione di competenza. Attraverso il suo lavoro, attraverso la manipolazione dei rifiuti, riesce a conoscere vari ambienti, compie delle esperienze vitali, concrete, che le riusciranno utili nel suo futuro lavoro letterario.

Il libro contiene un’analisi sociologica del mondo che orbita attorno alle pulizie domestiche, lavoro duro, ma ormai professionalizzato, meccanizzato, informatizzato, standardizzato, con tanto di uniformi e ore dedicate alla formazione teorica. Si scopre che una donna delle pulizie può essere felice, che il top è pulire case disabitate, quando i normali occupanti sono al lavoro o in vacanza. Che nelle case degli americani, i frigoriferi sono semivuoti, in compenso l’armadietto dei medicinali pullula di confezioni di Prozac.
C’è chi si mette per conto proprio, chi si specializza in pulizia di ambienti teatro di delitti; molti fanno la grana ma non sono quelli che lavorano. Si spiegano procedure; c’è anche un decalogo per i datori di lavoro, che vogliono trovare e tenersi una brava donna delle pulizie.
La materialità del lavoro non è tutto; la donna delle pulizie può diventare confidente, confessore, psicologo, antropologo, detective. Sottesa al lavoro, non manca una motivazione sociale e filosofica: Il piacere che provo nel pulire dipende dall’idea di lasciare un posto migliore di come l’ho trovato, ricco di opportunità, offrendo a chi ci abita un’occasione di ricominciare daccapo.

Ecco, alla fine del libro potremo scoprire che pulire ha una valenza simbolica e risponde a un bisogno profondo: quello di mettere ordine nella propria vita. Anzi può diventare un’esperienza mistica, come quella descritta dall’autrice nell’ultimo capitolo.

valentino sossella

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